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“Su ciò, di cui non si può dire, si deve tacere”. La proposizione più celebre del “Tractatus logico-philosophicus” di Ludwig Wittgenstein, ci consente di comprendere il limite che esiste tra: linguaggio e mondo, parole e cose, logica e filosofia, teatro e realtà. Parliamo, scriviamo ma affinché ciò abbia un senso, una sua verità, sono necessarie regole precise.  Quando queste norme vengono disattese è come se parlassimo al vento. Scrivere di qualcosa non è solo questione di potere o non potere ma  di   conoscenza precisa. Possiamo quindi raccontare le violenze del mondo anche se non le abbiamo vissute in prima persona? Il testo di Chiara Boscaro (finalista Hystrio Scritture di Scena; segnalato nella rubrica 

dramma del mese” di questo sito) , affronta in modo delicato, il tema delle violenze di genere e del dolore, della notte in cui si cade. L’autrice parte da una riflessione sul valore della scrittura come conoscenza: «Con questo lavoro cerco di parlare della difficoltà linguistica della mia generazione di fronte al dolore. NOI le guerre le seguiamo su internet. NOI il collo a una gallina non lo abbiamo mai tirato. NOI i bambini che muoiono di fame li conosciamo solo come monito prima del ben peggiore “A letto senza cartoni”. NOI sfuggiamo alle definizioni, troppo banali per un inquadramento e troppo fluidi per l’identificazione.» Difficile quindi raccontare il dolore, è una discesa agli inferi anche per chi sceglie di narrare, l’autore che ci prova deve saper accogliere il dolore. «Una cosa è chiara, viviamo nel terrore del dolore. Se non ne parliamo, non esiste. Ma poi, quando c’è davvero, non abbiamo più parole per parlarne» Non abbiamo più parole per parlarne...Ma il compito di ogni autore è immergersi fino in fondo nel dolore degli altri, immaginarlo, entrare in empatia con i personaggi anche quando le storie sono completamente lontane dalla realtà di chi scrive. Difficile raccontare una violenza, ma bisogna provarci, bisogna parlarne, il testo cerca di farci immaginare che cosa resta nel cuore delle persone ... Acuminare lo sguardo e decidere il punto di vista in cui affondare la penna non è semplice. La scrittura è fatta soprattutto di scelte. Esiste il dolore di chi subisce una violenza e anche il dolore di chi è vicino alle vittime di abusi, di chi cerca di aiutare. Chiara Boscaro sceglie di raccontare i due dolori. Impresa non facile. Una donna passeggia e viene morsa da un serpente... Scende agli inferi, la casa di Ade. Di là non si esce. Orfeo, il suo uomo, non ci sta. La segue, scende anche lui, ma da vivo, e fa di tutto per riportare a casa la sua Euridice. Orfeo e Euridice sono una coppia come ce ne sono tante oggi, lei subisce una violenza sessuale e da quel momento si rinchiude in se stessa e nella propria casa per vivere da sola con il suo dolore da questo inferno il suo compagno viene escluso, anzi, cacciato. Ma lui non la lascerà scivolare via. La regia di Marco Di Stefano, essenziale e minimalista si affida al potere della parola scenica. Ma il teatro è anche invenzione, nello sviluppo futuro di questo lavoro, si potrà provare a lavorare esplorando diversi codici creativi per valorizzare al massimo le potenzialità della narrazione. Molti i temi in questione: la salvezza dopo la caduta, il mito di Orfeo e Euridice, la comunicazione fra i sessi; sarà necessario esplorare fino in fondo quel dolore che non si riesce a raccontare, analizzando l’animo di chi ha subito una violenza ma anche di chi sta accanto, di chi vede precipitare l’altro verso il baratro. Alcune problematiche sono accennate in questa prima versione, in futuro si potranno intraprendere ulteriori procedure di creazione testuale e scenica. Non abbiamo parole, è vero, ma abbiamo il dovere di provarci fino in fondo. Ce lo chiede la scrittura e le donne che hanno realmente subito il terrore. Gli interpreti Valeria Sara Costantin, Diego Runko si muovono in scena con sensibilità e convinzione. Stiamo parlando di una giovane compagnia che sta intraprendendo un percorso interessante. La Confraternita del Chianti, infatti, ha ricevuto anche il Premio Pradella, la commissione ha riconosciuto alla compagnia la sensibilità di confrontarsi con il contemporaneo e di svolgere una continuativa ricerca su temi etico-sociali e un’autentica passione a diffondere la cultura teatrale.
Milano, Teatro Filodrammatici, 3 aprile 2017