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La coda che vedo solo io...e che gli altri fanno finta di non vedere. La Sirenetta è uno spettacolo di drammaturgia polivocale che mescola in modo magico diversi generi teatrali per affrontare il tema dell’identità di genere, di chi è costretto a rinunciare alla propria identità per essere accettato dagli altri  Lo spettacolo sostenuto nell’ambito del progetto NEXT/laboratorio delle idee ( edizioni 2015 e 2016/17 con il patrocinio di Amnesty International Sezione Italia e di EveryOne Group for the international cooperation on human rights culture) è ispirato alla fiaba di  Andersen come metafora dell’amore impossibile. La Sirenetta è un adolescente che per un gesto d’amore rinuncia alla sua coda nel disperato tentativo di essere amato ma non si può essere amati dagli altri se innanzitutto non amiamo noi stessi, il nostro corpo e tutto ciò che ci distingue. Il lavoro nasce nell’ambito di un

progetto di ricerca che la compagnia ECO DI FONDO ha intrapreso, con l’intento di rivisitare in chiave moderna i miti e le fiabe più famose. Percorso che è iniziato da tempo con altri spettacoli: O.Z, ORFEO E EURIDICE, LE ROTAIE DELLA MEMORIA, NATO IERI... in cui si affrontano temi etici e sociali, temi urgenti, quali l’identità sessuale, l’eutanasia e l’emigrazione. Le note di regia raccontano il percorso «Siamo partiti dalle lettere di ragazzi adolescenti che hanno deciso di togliersi la vita perché non si sentivano accettati per la propria sessualità. Adolescenti che hanno rinunciato alla loro voce per chissà quanto tempo. Mai come in questo momento, ci sembra doveroso interrogarci su un tema che spinge l'opinione pubblica a confrontarsi e scontrarsi su domande delicatissime come "cos'è la famiglia oggi?", la parità dei diritti, la possibilità di prevenire il bullismo per discriminazione sessuale nelle scuole. La nostra intenzione, come negli altri spettacoli di compagnia, non è assolutamente di schierarci a favore o contro una qualsiasi fazione, ma semplicemente di fornire spunti di riflessione ad un pubblico variegato di adulti e adolescenti parlando di una singola, specifica storia su miliardi di altre. Vorremmo cimentarci nell'arduo compito di provare a raccontare tutto quest'universo attraverso i colori a volte vivaci, a volte scuri, della metafora che sottende la fiaba.» La compagnia ECO DI FONDO ha un bel percorso alle spalle, (nasce a Milano nel 2009) ed ha ottenuto già diversi riconoscimenti.  Selezionati per il Premio Giovani Realtà del Teatro; Premio A.N.P.I. Cultura 2008 Ovest Ticino; Primo Premio Nazionale e Internazionale di regia Fantasio Piccoli 2010 con una versione di Sogno di una notte di mezza estate a Giacomo Ferraù. Nel 2014 la compagnia vince il “Premio Pradella” indetto dall’Accademia dei Filodrammatici di Milano per “La sensibilità di confrontarsi con il contemporaneo e di svolgere una continuativa ricerca su temi etico sociali”. La drammaturgia scritta a più mani da Giacomo Ferraù e Giulia Viana e con il contributo di tutta la compagnia, è un buon esempio di scrittura cooperativa per trattare temi che riguardano la collettività. Si alternano in scena diversi momenti teatrali quello delle ombre quello corporeo e visivo in sintonia con le proiezioni video (evocativo e delicato il progetto video di Riccardo Calamandrei) La forza di questo spettacolo è nella combinazione di tutti questi aspetti che creano momenti illusori e di straniamento molto efficaci. Attraverso la pelle e il corpo (creativo e originale il coordinamento coreografico Riccardo Olivier) si cerca di entrare nella metafisica dell’anima si cerca di comprendere come nasce il dolore di un adolescente che compie un atto estremo. Si può lavorare ancora sulla parola scenica che risulta più sullo sfondo rispetto all’aspetto corporeo. Molto bravi ed espressivi i quattro interpreti che rappresentano le diverse voci dell’adolescente: Riccardo Buffonini, Giacomo Ferraù, Libero Stelluti, Giulia Viana. Gestiscono al meglio i diversi linguaggi scenici facendoci riflettere sulle nostre piccole dimensioni umane e sulla solitudine di questi adolescenti. Non lasciateci più soli, ecco il grido finale di ogni Sirenetta. L’eco di fondo da ascoltare con estrema attenzione prima che sia troppo tardi.

Milano, Piccolo Teatro Grassi, 8 giugno 2017

Foto Lorenza Daveric