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Un uomo europeo e una donna araba. Si incontrano in nord Africa, in un paesino affacciato sul mare; lui è lì per lavoro, lei ci vive. Parlano due lingue diverse – ma che per lo spettatore sono la stessa lingua -, cercano di capirsi, si incontrano e si intrecciano nei rispettivi codici culturali. Al Teatro Franco Parenti di Milano (via Pier Lombardo, 14)  fino al 25 giugno va in scena il particolarissimo “Ritratto di donna araba che guarda il mare”, di Davide Carnevali, per la regia di Claudio Autelli. Vincitore del 52° Premio Riccione per il Teatro, è un testo che mette da parte la retorica, sia quella buonista che quella oltranzista. Racconta l’incontro tra due mondi, fatto di parole poco comprese non tanto perché

straniere l’uno per l’altra, ma perché portatrici di codici culturali lontani.
Lui, il business man nella cittadina africana sul mare, lei la bella araba dallo sguardo intenso. Un incontro diffidente, la seduzione, “non era niente” dice lui. Lei si dispera, il fratello non accetta che lei soffra e lo attende col coltello. “Quello è un coltello?” chiede lui, “No, non è niente qui da noi”, risponde l’uomo della vendetta.
Lo spazio reca una cultura, una cultura che non accetta reset ma impone in modo ingombrante i suoi confini – quelli sì – davvero invalicabili.
La scelta registica è azzeccata. Una videocamera proietta sullo sfondo immagini ravvicinate di un plastico come ambientazione dei fatti narrati. Gli attori restano fermi, cambia l’immagine di sfondo e porta con sé un cambiamento di prospettiva che sa stravolgere l’asse temporale.
I dialoghi sono frammentati, sognanti e illusori come l’intero incontro tra questi due mondi, che sembra librarsi su un piano di irrealtà. Invece l’analisi che ne scaturisce è reale eccome, sintesi del difficile dialogo che giunge allo scontro quando nessuno dei due soggetti in campo è disposto a rivedere tratti del proprio modello culturale.
In un’epoca in cui la tematica dell’incontro con lo straniero è trattata spesso con ideologia e semplicismo, questa pièce teatrale cerca di percorrere un’altra via, sia nei toni, sia nel piano dei contenuti. Bravi!

Foto Marco D'Andrea