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Ho definitivamente deciso di non presentare domanda di rinnovo del mio mandato di direttore a Fondazione TPE per il prossimo triennio.

È stata una decisione combattuta e sofferta perché si tratta di un teatro che non esisteva, nato dieci anni fa da un mio progetto condiviso e sostenuto da compagni di strada che non finirò mai di ringraziare (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Piemonte, Comune di Torino oltre a Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo e Intesa San Paolo). Insieme abbiamo creato un centro di cultura teatrale aperto all’Europa, alla creatività e all’innovazione giovanile, attento al territorio, meritandoci nel 2015 l’ambito riconoscimento a Teatro di Rilevante Interesse Culturale. Il Festival Teatro a Corte​ è stato di questa attività la più concreta sintesi agli occhi di tutta Europa.
Ringrazio i molti che mi hanno aiutato: il teatro non si fa mai da soli. Insieme a me, ci sono stati, in questa meravigliosa avventura di un decennio, tre straordinari consigli d’amministrazione, una quindicina di dipendenti appassionati, una pattuglia di tecnici lodati dai teatranti di tutta Europa, una compagnia giovane di eccellenti attori cresciuti nella continuità di lavoro intorno a registi, scenografi, costumisti e musicisti di qualità e che hanno raggiunto livelli di eccellenza unanimemente riconosciuti; e infine il pubblico fedelissimo e numeroso che ci ha seguito con passione ed emozione.
Mi piace sperare che chi mi succederà vorrà difendere e sviluppare tutto questo. Mi piace anche portarmi dietro il ricordo di quel pomeriggio dell’ultima replica dell’ultima puntata de I Tre Moschettieri in 8 episodi (1 maggio 2016) quando un gruppo di spettatori mai identificati srotolò agli applausi una scritta che diceva: “l’anno prossimo Il Conte di Montecristo!”
Quanti altri registi al mondo hanno avuto l’onore di uno striscione da stadio?