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Milano, verso il tramonto, chiostro di Santa Maria alla Fontana, adiacente al teatro Sala Fontana, aspettiamo di entrare per ascoltare e soffermarci sui rumori più piccoli che a volte neanche sentiamo più... passi in una libreria, il vento che soffia nei campi, il fischio della macchinetta del caffè. Rumori che fanno parte del quotidiano, del vivere comune.  Farsi Silenzio, il cammino di Marco Cacciola (attore con una ricca esperienza alle spalle) assume uno sguardo teatrale. Il progetto è realizzato grazie a Elsinor Centro di Produzione Teatrale. Nel silenzio fra le colonne antiche, 50 spettatori alla volta, dotati di cuffie, andranno alla riscoperta della lentezza, una sorta di pellegrinaggio artistico alla ricerca del sacro in ogni dove. L’intento artistico è interessante «Farsi Silenzio, per fare spazio e prendersi tempo. Il progetto nasce da un pellegrinaggio artistico, alla ricerca del sacro in ogni dove. Uscire dai propri luoghi e predisporsi ad accogliere l'inaspettato è un gesto semplice e potente, così come ogni volta che si inizia un viaggio nell'ascolto dell'altro da sé. Lo

spettacolo sarà un viaggio alla riscoperta della lentezza, del silenzio attraverso la quotidianità della vita. Gli spettatori verranno dotato di cuffie, in modo da cercare e attivare nuove relazioni tra lo spazio esterno/pubblico e quello interno/privato. In un'epoca in cui l'immagine è così prepotente, il tentativo è lasciare che il suono suggerisca le parole, per scrostarle e riportare alla luce il loro vero significato: c'è bisogno di silenzio» La riflessione teatrale si muove nel solco tracciato dalla ricerca poetica di Giuliano Scabia (raccontare un cammino, chi non ricorda le sue dolcissime passeggiate sull’Appenino alla ricerca dei luoghi dimenticati) e dagli studi di etnomusicologia: Curt Sachs, André Schaeffner, Roberto Leydi, fino ad arrivare ad Ernesto de Martino; quest’ultimo percorreva chilometri a piedi nelle campagne meridionali per registrare ritmi e canti, poesie e filastrocche, parole di anziani pronunciate nella ricchezza dei loro dialetti. Marco Cacciola guidato dalla drammaturgia di Tindaro Granata (se ne riconosce il tocco delicato e originale) diventa interprete del suo cammino alla ricerca del sacro, un cammino laico dove l’incontro con le persone diventa prezioso perché sacro è l’uomo stesso, cercare l’infinito nel finito come sosteneva Giordano Bruno: l’infinito è nel finito. Dio si svela producendo, incarnandosi nel finito; d'altra parte, per la stessa legge della coincidentia oppositorum, il minimo deve coincidere col massimo, il finito con l'infinito, l'uomo con Dio, il sacro con il profano. Ma Marco, precisa subito, non si sente un credente forse un agnostico non sa...Il non sapere è la sua stessa ricerca, perché si pone con umiltà di fronte a questi grandi interrogativi dell’umanità. Impossibili condensarli in brevi racconti. Ma noi che ascoltiamo possiamo ritrovare la sacralità del suo cammino negli incontri che ha fatto, sacro è l’incontro con l’altro quando diventa ascolto reale non distratto, narcisistico. Ed ecco il racconto degli incontri: con il poeta drammaturgo Antonio Tarantino (gli consiglia di recarsi alla stazione fra gli ultimi se davvero vuole trovare il sacro); due bambini seduti su una panchina intenti a giocare; una donna che parla il suo dialetto; un libraio; gli attori di una sperduta rassegna teatrale  vicino Sarzana (non il festival della mente bensì il “festival della mentina” organizzato da una associazione che valorizza le arti minime)  Fra Vivaldi e accordi che rappresentano arcobaleni il racconto apre suggestioni e riflessioni. Il lavoro è ancora in progressione ancora molto si può fare, un lavoro sospeso come sospeso il suo cammino. Marco annuncia la pubblicazione di un prossimo libro in cui sarà possibile leggere e ascoltare il percorso completo. Attendiamo con curiosità. Altri due incontri in programma nel chiosco per la rassegna estiva “Notturno con ospiti”. Dal 12 al 14 luglio sarà la volta di Milvia Marigliano che leggerà pagine di Giovanni Testori (“Erodiade”, “La Gilda del Mac Mahon”, “L’Arialda”, “Il fabbricone”, “Mater Strangosciàs”), accompagnata dalla fisarmonica di Guido Baldoni. Infine, Roberto Trifirò in “Il sogno di un uomo ridicolo” di Dostoevskij (19-21 luglio). C’è tempo ancora per ammirare la bellezza del luogo e delle proposte estive del teatro Sala Fontana.

Milano, Teatro Sala Fontana, 5 luglio 2017