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Michele Pascarella, critico e studioso romagnolo, con questo suo primo libro si mette sulle tracce di uno dei fondatori del teatro delle Albe di Ravenna, quel Luigi Dadina, detto “Gigio”, che dal 1983 costituisce con la sua presenza una delle ancore (“un corpo di cemento” lo ha definito Marco Martinelli) attorno alle quale si è sviluppato e si sviluppa il fare e creare del gruppo, un riferimento, credo, grazie al quale non “perdersi”.
Il suo accostarsi non ha “preconcetti”, ovvero idee precostituite da verificare e quasi incidere in quella storia, ma mostra una vera meraviglia, talora uno stupore quasi infantile, nello scoprire insieme a noi le radici e i nodi di una personalità assai più complessa di quell’aspetto esteriore da “roccia”, una personalità che si è costruita nel tempo e nel lavoro che è stato una scoperta continua di sé stesso. Una scoperta che infatti, come ben mostra il libro, ha trovato in questi ultimi tempi modi nuovi e singolarmente originali per esprimersi.
Ne nasce un racconto agile e anche agevole che l’autore accompagna senza imporsi, senza pretendere di guidarlo ma predisponendosi sempre ad accoglierlo e a farcene partecipi. Il testo è in proposito ricchissimo di testimonianze di chi ha vissuto con “Gigio” quella storia, da Marco Martinelli, Ermanna Montanari e Marcella Nonni che diedero con lui inizio alle Albe, alla sua compagna Laura Gambi, fino ai “Palotini” e agli ultimi compagni di lavoro. Una bella prefazione di Marco de Marinis e la interessante postfazione di Gerardo Guccini corredano il buon lavoro di Michele Pascarella. Un saggio che, in certo senso, si legge soprattutto come un romanzo biografico.

Racconti su un attore operaio
Luigi Dadina nel Teatro delle Albe
Michele Pascarella
Titivillus  2017
208 pagg. € 17,00

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