Pin It

Lo spettacolo-laboratorio della compagnia spagnola El Conde de Torrefiel, approda a Milano grazie a un progetto che coinvolge Triennale Teatro dell’Arte, Danae Festival e ZONA K, con il patrocinio di Oficina Cultural Embajada de España en Roma e Instituto Cervantes di Milano. La compagnia nasce nel 2010 a Barcellona, da un’idea di Pablo Gisbert e Tanya Beyeler, entrambi studiosi di arte drammatica e filosofia. È evidente, nella costruzione drammaturgica dello spettacolo, l’impronta filosofica e la visione marxista della storia, come eventi che accadono in un presente che cattura e ingloba il passato, per rilanciarlo nel futuro. Tutto lo spettacolo ruota intorno a questa idea della storia che ritroviamo negli

scritti di Walter Benjamin. Nel sito della compagnia si può leggere la descrizione che il filosofo tedesco, dedica al dipinto Angelus  Novus di  Paul Klee. È un frammento, di rara bellezza, in cui si concepisce il passato come l’altra faccia del presente, un suo prodotto, una sua rielaborazione. È il presente che genera, dal suo interno il proprio passato, e il passato non può sussistere indipendentemente da un presente che lo rappresenta e lo riscatta. Solo in questo modo si può andare verso il futuro che paradossalmente è sempre alle nostre spalle.
In questa visione si articolano i racconti di GUERRILLA. Il laboratorio spettacolo si interroga sul futuro delle nuove generazioni, osservando le tensioni che attraversano l’Europa. Noi viviamo nelle nostre zone relax (un museo, una palestra di Tai Chi, una discoteca) e sullo sfondo la storia universale si svolge in un percorso che non segue la tradizionale linearità. Tutto accade in un apparente stato di pace ma c’è qualcosa, nei nostri sguardi, come in quello dell’Angelo di Paul Klee, che turba la nostra pace.  In un panorama mondiale apocalittico, le storie individuali (raccolte durante il laboratorio con i volontari iscritti al progetto), scorrono su uno schermo, procedendo avanti e indietro nel tempo. La guerriglia a cui allude il titolo non si svolge sul palcoscenico, ma nella nostra mente. Lo spettacolo è muto, il racconto viene proiettato e questo dà valore magico alla parola scritta.
Il progetto è basato sulla collaborazione tra la compagnia e i partecipanti allo spettacolo. GUERRILLA, per esistere, ha bisogno di circa ottanta volontari che condividono lo stesso presente e lo stesso spazio, in questo caso la città di Milano e che vengono coinvolte in un laboratorio di creazione di 2 o 3 giorni (a seconda della disponibilità). Si tratta della possibilità di realizzare insieme la performance, partendo da un canovaccio comune: un’ipotetica guerra futura. (Personalmente da appassionata lettrice di fantascienza ho riconosciuto alcuni riferimenti all’opera “La svastica sul sole” di P.K.Dick) Da quest’esperienza nasce sempre uno sguardo sul mondo ogni volta diverso, a seconda di chi partecipa all’esperienza. La scena si chiude con i tanti angeli della storia che ballano con le braccia in alto in una discoteca, volgono le spalle al loro futuro: il pubblico del teatro. Perché il futuro del teatro è sempre, come in ogni epoca, affidato alle diverse persone che osservano e portano altrove la loro esperienza di spettatori, angeli della storia teatrale. Per comprendere meglio GUERRILLA riporto la citazione di Benjamin:
«C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta» (Walter Benjamin, 1939, Tesi di Filosofia della Storia).
La riporto anche come augurio di buona futura vita al Teatro, alle sue evoluzioni, alle sue Tempeste.

Milano, Teatro dell’Arte, 14 settembre 2017