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È il primo dei “3 TRAVESTIMENTI”, e l’eco sanguinetiana non è ovviamente una casualità, che Alberto Gozzi ha scritto e sta dirigendo al teatro Astra di Torino in apertura della nuova stagione di TPE Teatro Piemonte Europa. Di Federico Fellini qui si presenta in scena la parola, scritta o disegnata, quando ancora l’immagine cinematografica non era stata concepita ma si nascondeva in attesa di schiudersi nel nido fecondo di una visione del mondo ironico ma non grottesco, in cui quel particolare onirismo che appunto nasce dal racconto forniva una prima sintassi ancorata al suono. Quel nido era stato costruito infatti nel mondo della radio, che Alberto Gozzi ben conosce per averlo frequentato a lungo, quell’EIAR degli anni 40 che offriva un riparo occasionale alle tragedie e alle angosce

della guerra senza peraltro volerla in realtà celare. Un luogo in cui elaborare il lutto per tentare di costruire una speranza.
Il drammaturgo costruisce dunque sui brevi copioni di un giovanissimo Fellini, a metà tra i memoir goldoniani e gli “scenario” di una rivista contesa tra autarchia e lontane eco di Europa, una partitura sonora affatto nuova, e porta alla ribalta quei vecchi studi, dando così profondità e senso scenico a quel movimento di voci e musiche perdute quasi nel vuoto di un vecchio apparecchio radio.
Un lavoro raffinato e consapevole quello di Alberto Gozzi, all’interno del quale ogni singolo personaggio di quell’Italia ormai lontana (chiromanti e avvocati, portinai e delinquenti, insonni circondati da suoni e animali) diventa occasione per ri-costruire l’immagine di noi, di noi che da quel lontano nido, fatto di idee, arte e ambizioni, siamo man mano approdati qui, forse delusi di un mondo che non era quello che immaginavamo.
La parola allora si fa narrazione distesa e prende un campo che abbiamo forse abbandonato offrendoci, nella trama drammaturgica che è come una robusta rete da pescatore, l’occasione per rivisitarci con leggerezza artistica ed estetica ma anche con grande profondità psicologica ed esistenziale. All’apparenza un divertissement ma in realtà una parte di noi su cui vale la pena fermarsi.
In scena Elena Molos, Anna Montalenti, Gianluigi Pizzetti e Francesco Benedetto si muovono con abilità e partecipazione all’interno della regia, sia teatrale che ovviamente radiofonica, di Alberto Gozzi. Le scene e i costumi sono di Augusta Tibaldeschi, mentre le luci sono curate da Maurizio Panizza.
Nel ridotto del Teatro Astra dal 1 all’8 novembre. Seguiranno gli altri 2 travestimenti “Maison Savinio” (dal 10 al 17) e “Celine sul Metro” (dal 19 al 26).