Pin It

Quale sarà il destino di mio figlio? Domanda che ogni madre, almeno una volta nella vita, si pone. Sulle note dell’opera di Verdi “La forza del destino” l’angelica ed espressiva fisarmonica di Giulia Bertasi accompagna la madre dolorosa. Come in uno Stabat Mater Arianna Scommegna, nel ruolo della Madonna, racconta un dolore universale quello di una madre che seppellisce il proprio figlio. La regia musicale di Gigi Dall’Aglio, si prospetta come un’allegoria, un sistema di simboli in cui ogni oggetto, ogni elemento scenico, racconta la storia universale dell’uomo e la piccola storia di una madre che piange il proprio figlio: madre non solo addolorata ma angosciata. L’angoscia come dimensione dell’animo che non riesce a comprendere ciò che va oltre il proprio destino. C’è musica in scena, nella gestualità dell’attrice, negli oggetti predisposti, nella parola scenica di Testori. MATER STRANGOSCIÀS è l’ultimo dei “Tre lai”, i tre monologhi scritti da Giovanni Testori negli ultimi giorni della sua

vita. Giuseppe Frangi, Presidente dell’Associazione Giovanni Testori interviene prima dello spettacolo per raccontare il percorso dell’autore. Tre lamenti funebri ispirati a tre donne: Cleopatra, Erodiade e La Madonna. Mater strangosciàs è una donna del popolo, umile, semplice, pura. Piange la perdita del figlio. Si rivolge a Lui. Gli chiede perché gli uomini debbano patire così tanta sofferenza. Lo fa in dialetto brianzolo, la lingua della terra sua e dello stesso Testori. Una lingua che il poeta ha reinventato mescolandola con il latino, lo spagnolo, il francese. Un addio, quindi, una preghiera. Il monologo diventa un dialogo con musica eseguita dal vivo. La fisarmonica di Giulia Bertasi accompagna il respiro poetico dell'opera fino agli ultimi istanti di vita. Il sistema figurativo della regia si pone come alterità rispetto al racconto drammaturgico, un luogo domestico: la cucina di una casa e poi un piccolo sipario...Esce la madre ed entra l’attrice, semplicemente una donna o forse la voce stessa del poeta che invoca e piange e grida il tema di fondo della sua poetica: il contrasto fra il desiderio di sacralità e la carnale finitezza dell’uomo, il suo dolore e la sua morte. Arianna Scommegna grande madre, con magica presenza scenica, come in un quadro d’autore mette in gioco tutte le forze espressive, in una vocazione teatrale che regala sogni agli spettatori. Viviamo nell’illusione dell’individuo in quest’inganno narcisistico costante che cosa ancora ci può dire Testori e la sua lingua poetica contaminata? Che l’animo è poliedrico e molteplice che il presente ha anche una dimensione che lo trascende e riguarda il passato. “Tornate all’antico e sarà un progresso” sosteneva Verdi occorre ricordare per vivere per gli altri e con gli altri, il teatro è anche questo.

Milano, Teatro Gerolamo 16 novembre 2017