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"Teatro e Scienza", ideato e sviluppato da Maria Rosa Menzio, laureata in Matematica, è un progetto molto ambizioso e attivo da ormai molti anni

di divulgazione della scienza mediante spettacoli teatrali. In questo volume, "Le stelle ad una ad una", sono raccolti 4 testi su argomenti scientifici che potrebbero svilupparsi in altrettante rappresentazioni teatrali in quanto l'intervento di alcuni personaggi e il dialogo tra essi ci rimanda subito ad una possibile scenografia teatrale. Si tratta infatti di tre testi riguardanti altrettanti famosi scienziati e di un quarto testo dedicato ad argomenti della nostra storia.
I tre scienziati protagonisti di quest'opera teatrale sono Omar al Khayyam, Girolamo Cardano e Galileo Galilei, il primo vissuto nell'XI secolo, il secondo nel XV secolo e il terzo nel XVI secolo. Si tratta di tre famosi scienziati che hanno contribuito allo sviluppo delle nostre conoscenze in diversi rami del sapere e non solo in quello scientifico, così che possono ritenersi rappresentativi di quella cultura poliedrica del Rinascimento.
Khayyam matematico, filosofo e poeta persiano, tra le altre cose, aveva fondato un Osservatorio Astronomico per studiare il moto dei corpi celesti. Da questi studi ottenne un calendario non solo più preciso di quello giuliano, allora in uso, ma anche di quello gregoriano formulato solo in un'epoca più recente.
Anche Cardano era un personaggio eclettico, anche lui un uomo del Rinascimento con molti interessi: aveva studiato diritto ma si era poi laureato in medicina. Si dedicava a studi di matematica e applicazioni tecniche (il giunto cardanico è in uso ancora ora) oltre che alla teoria dei giochi e alla chiromanzia per risolvere i suoi frequenti problemi di soldi conseguenti alla sua vita avventurosa.
Galileo, come noto il padre del metodo sperimentale che è alla base della scienza moderna e inventore del cannocchiale il cui utilizzo lo portò a scoprire i satelliti di Giove, le macchie solari e la natura stellare della Via Lattea, in questo libro viene descritto attraverso gli occhi della figlia Maria Celeste. Suora in un convento vicino ad Arcetri, Celeste accudiva il padre Galileo e lo aiutava nelle sue serate dedicate alle osservazioni astronomiche nel periodo in cui egli era agli "arresti domiciliari" in seguito alla condanna del Santo Uffizio.
In conclusione, il libro non solo è di piacevole lettura ma offre anche interessanti considerazioni sulla vita e le opere di questi famosi personaggi. In attesa di poter assistere alle future rappresentazioni teatrali di questi tre scienziati, che certamente metteranno in risalto i loro rispettivi pregi e difetti, possiamo iniziare a conoscerli meglio con l'aiuto del libro di Maria Rosa Menzio.

Piero Galeotti Professore Ordinario di Fisica all’Università di Torino

Da quando in terza elementare mi hanno “costretto”, se così posso dire, a studiare la Scienza, ho sempre sentito parlare di scienziati come Galileo, che andava in giro a guardare le stelle col suo cannocchiale, Newton che, poverino, ogni volta che si sedeva sotto un albero gli cadeva una mela in testa, Archimede, che tutto il giorno rimaneva a mollo in acqua, e così molti altri.
Crescendo ho imparato che Galileo col suo cannocchiale aveva rivoluzionato il mondo, Newton formulato la caduta dei gravi e che Archimede non stava solo al mare a prendersi il Sole, ma aveva scoperto come i corpi possono galleggiare in un liquido.
Così per molti anni ho creduto che la scienza fosse solo razionalità, calcoli, regole, teoremi, dimostrazioni.
La mia “Rivoluzione Copernicana”, se così si può dire, è avvenuta grazie a quattro testi teatrali, contenuti nella raccolta Le stelle ad una ad una di Maria Rosa Menzio (Teatro e Scienza), pubblicato per “C’era una volta edizioni” (Roma, 2017).
Quattro storie, apparentemente molto diverse: il racconto romanzato della vita di Omar al Khayyam (astronomo, matematico e poeta di Baghdàd, 1048 - 1131) e del rapporto con la sua donna, così sapiente da conoscere i misteri della “Carovana dell’Est”, metafora del futuro e del progresso; la corrispondenza tra Galileo (1564, Pisa - 1642, Arcetri) e la figlia Suor Maria Celeste, la quale lo difenderà nonostante il padre scienziato non l’abbia lasciata libera di sposarsi e di vivere la vita che avrebbe sempre sognato; l’esposizione di alcuni miti antichi per narrare la precessione degli equinozi scoperta dall’astronomo, astrologo e geografo Ipparco (190 a.C., Nicea - 120 a.C., Rodi); infine la storia tra il passato rinascimentale e il presente della relazione d’amore tra Cardano, Tartaglia (entrambi matematici) e la sorella di quest’ultimo Bianca.
Questi quattro testi teatrali, con i quali M.R. Menzio ha potuto vincere numerosi premi, avere grandi riconoscimenti e partecipare a importanti rappresentazioni, apparentemente non hanno nulla in comune tra loro, a parte il fatto che i protagonisti sono tutti grandi matematici e astronomi.
Però è possibile trovare un denominatore comune, come scrive l’autrice stessa: l’emozione. Questa emozione si può leggere nell’amore verso la scienza, nell’amore tra lo scienziato e la sua donna (Omar), nell’amore della figlia verso il padre (Carteggio Celeste) o del fratello verso la sorella e della sorella verso l’amico del fratello, che a sua volta prova attrazione verso il fratello della donna che lo ama (Inchiesta assurda su Cardano). Infine la magia sembra essere fondamentale per la scienza: nella storia di Omar esistono tappeti volanti, ne Il Mulino i personaggi sono legati alle tradizioni degli oracoli, all’astronomia, alle religioni e ai miti, nell’Inchiesta assurda su Cardano tutta l’azione si svolge tra la realtà e la visione di un passato attraverso la mediazione di una seduta spiritica.
Forse, grazie a questi testi, per qualche ora sono tornato a quando in terza elementare credevo ai grandi scienziati come uomini così grandi che era impossibile che fossero esistiti per davvero, o meglio, forse sono vissuti sì, ma per sempre nell’attimo stesso della scoperta che li ha resi celebri.
Cresciuto, mi sono imbattuto in una raccolta di testi teatrali che mi ha spiegato che dietro ad ogni scienziato c’è un uomo, un uomo vero, in carne ed ossa, con le sue gioie e i suoi dolori. Ho imparato che la Scienza è fatta di persone come me, ma ho anche scoperto che questa Scienza è come un grande gioco adatto a tutti, soprattutto alle persone più curiose.

Gabriele Druetta – The Philosophers