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Massimo Navone con approccio teatrale legato all’improvvisazione, conduce il gruppo di attori fra le pagine del libro di Jak London. Scritta nel 1912 “La peste scarlatta” è uno dei primi prototipi di narrativa ‘post-apocalittica’. Ambientata nel 2070, la storia narra le conseguenze devastanti di un’epidemia di proporzioni mondiali che nel 2013 ha sterminato l’umanità, facendo regredire in breve tempo le condizioni di vita dei pochissimi sopravvissuti sul pianeta ad uno stadio neo-primitivo. Gli attori interrogano il pubblico lo invitano sul palco, una forma di coinvolgimento interessante che andrebbe tuttavia meglio articolata nell’insieme dello spettacolo. Il gruppo di drammaturghi e attori (creazione collettiva di Massimo Navone, Emanuele Aldrovandi, Luca Cattani, Cecilia Di Donato,

Marco Maccieri, Marco Merzi, Angela Ruozzi) lavora ispirandosi al testo di London. Qual è la peste scarlatta oggi? Ogni sera si avranno risposte diverse... qualcuno dice la guerra, qualcun altro l’ignoranza, il razzismo. Io penso anche alla povertà culturale, di pensiero, a quella povertà che ci impedisce di guardare l’altro con occhi accoglienti a quella povertà fatta di sospetti e amarezze proprie, che si riversano continuamente nel prossimo. “La peste scarlatta”, diviene quindi un contenitore di temi e suggestioni contemporanee. Ricreando, attraverso il gioco del teatro, le situazioni di maggiore intensità drammatica immaginate da London, gli attori (molto convincenti) sviluppano l’azione in un senso o in un altro, in base alle risposte ricevute. Massimo Navone regista, drammaturgo, autore televisivo può regalare molto di più al suo pubblico perché ha alle spalle una lunga e apprezzata esperienza, tuttavia si può comprendere la sua scelta se pensiamo che lo spettacolo non è un adattamento teatrale del racconto ma un’esperienza partecipata, una ‘performance letteraria’ interattiva. Emerge la bellezza della parola poetica e rivoluzionaria di London autore anche di una meravigliosa perla poco conosciuta: “Rivoluzione”. Un saggio recentemente pubblicato, con una nota di Erri De Luca da una piccola libreria di Napoli Dante & Descartes. Anche il gruppo MaMiMò prova a compiere una piccola rivoluzione: si impegna fortemente nella formazione di un pubblico attento ed interessato al linguaggio teatrale, che lo possa capire e vedere nella vita di tutti i giorni. Oltre all’emozione dell’atto teatrale, si propone di fornire al pubblico gli strumenti anche per comprendere il messaggio di fondo per continuare la ricerca personale, umana e teatrale accrescendo una coscienza teatrale collettiva. Questi gli obiettivi indicati nel sito della compagnia. Il teatro può riportare alla luce la verità può mostrarci la verità che è in una piccolissima parte ma per farlo bisogna osare fino in fondo. È una strada in salita piena di tornanti, però quando si arriva in cima il panorama è garantito.

Milano, Teatro Filodrammatici 6 -11 marzo 2018

Foto Nicolò Degl'Incerti Tocci