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Il Centro teatrale Fabbricateatro, alla Sala Giuseppe Di Martino di Catania, ha presentato la sua nuova produzione “Sperduti nel buio” (‘ntra lustru e scuru) - Viaggio nell’inferno di Catania da Nino Martoglio a Pippo Fava, drammaturgia di Nino Bellia e regia di Elio Gimbo. La pièce si avvale della scenografia di Bernardo Perrone e grazie all’interessante testo di Nino Bellia, alla visione registica di Elio Gimbo - con la preziosa partecipazione dei pupi della Marionettistica Fratelli Napoli e con le canzoni dal vivo eseguite da Cinzia Caminiti del gruppo Schizzi d’Arte - mette in rilievo le contraddizioni di una città come Catania, che alterna, ieri come oggi, risata e tragedia, luci ed ombre, cultura e povertà, tradizione ed innovazione. Nello spettacolo la città dell’Elefante è rappresentata da illustri personaggi della cultura e del giornalismo come Nino Martoglio e Pippo Fava che, accomunati da un destino tragico, proteggono le bellezze, i sapori ed i colori di una terra dalle mille risorse e che si

contraddistingue per il suo modo di essere tutto ed il contrario di tutto, tra i problemi atavici, la politica arruffona, la colorata e colorita festa di Sant’Agata, le sue voci popolari, i volti amici e tanta ipocrisia.
In circa 70 minuti con “Sperduti nel buio”, si intrecciano il linguaggio forbito e da intellettuale di Nino Martoglio con quello divertente, sgrammaticato, colorito della Civita e di Don Procopio, Cicca Stonchiti (personaggi emblematici della scrittura martogliana) e di Peppenino, simbolo comico e saggio dell'Opra dei pupi catanese, oltre che alcuni canti della tradizione popolare. I filmati di Gianni Nicotra (con volti noti, paesaggi, brutture e vie del centro e della periferia) che accompagno i vari passi della pièce, danno vita ad uno spettacolo dalle mille sfaccettature, che parla di Catania e dei catanesi, di ieri e di oggi, che evoca sensazioni, ricordi, partendo proprio dall’autore, scrittore e giornalista Nino Martoglio con alcuni dei personaggi più rappresentativi della sua produzione (Don Procopio 'Mballaccheri e Cicca Stonchiti) supportati da Peppenino ed incrociando anche la figura di Pippo Fava, altro grande cronista e testimone delle complessità della città etnea.
Lo spettacolo, infatti, parte proprio dalla tragica e misteriosa fine di Nino Martoglio, da quel 15 settembre del 1921, quando il noto scrittore, autore e poeta morì precipitando nella tromba dell'ascensore dell'appena ultimato Ospedale Vittorio Emanuele di Catania dove era andato a visitare il figlio malato e la stranezza sta nel fatto che il cadavere venne ritrovato in un'area ancora in costruzione. Ed infatti Martoglio, esercitando nella sua rivista D'Artagnan una satira pungente contro il malaffare diffuso nella classe politica catanese del tempo, è sempre circolato il sospetto che la sua fine non sia stata un caso, ma voluta da chi non gradiva la sua voce contro corrente. Partendo da questo fatto - che autore e regista associano alla fine tragica di un altro giornalista scomodo come Pippo Fava (freddato dai proiettili della mafia il 5 Gennaio dell’84 davanti al Teatro Verga di Catania) - si sviluppa una pièce dai contorni tragicomici con i noti personaggi martogliani, Don Procopiu ‘Mballaccheri e Cicca Stonchiti, che trovano il cadavere del loro creatore e cercano di rianimarlo, con l'aiuto di Peppenino, personaggio plebeo dell'Opra dei pupi catanese. Martoglio ha perso la memoria, afferma di essere D’Artagnan, non ricorda nulla delle sue opere e della città e quindi Don Procopio, Cicca e Peppenino per aiutarlo lo accompagnano in un viaggio nell'Inferno di Catania, alla ricerca della memoria smarrita. E in quei meandri incontrano anime di persone e di luoghi, fantasmi immateriali fatti di luce e ombra ed alla fine del percorso Martoglio, ritrova la memoria, si trasfigura in un Pippo Fava intrappolato nello stesso Inferno e potendo poi ritornare sulla terra sceglie di rimanere con i suoi amati personaggi.
La scrittura di Nino Bellia è agile, scorrevole la regia di Elio Gimbo che - come accade spesso nei suoi lavori - vira sul contenuto culturale, morale e civile. La rappresentazione di alto profilo si avvale di un patrimonio della nostra tradizione come quello dei canti eseguiti dalla calda voce di Cinzia Caminiti e quello dei pupi – il diavolo e Peppenino (Marco e Fiorenzo Napoli) – della straordinaria Marionettistica Fratelli Napoli, valore aggiunto ad un cast che include un efficace Cosimo Coltraro nei panni del buffo e saggio Don Procopio, di un convincente Giuseppe Carbone nei panni dello smemorato Martoglio e del trasfigurato Pippo Fava, mentre la brillante Sabrina Tellico (la rozza ma saggia civitota) e la già citata Cinzia Caminiti rappresentano l’animo popolare con la doppia Cicca Stonchiti, a volere ricordare la doppia anima, le mille sfaccettature, la saggezza e l’ironia del popolo catanese e soprattutto dei popolani.
Allestimento semplice ed accattivante, che coinvolge e diverte lo spettatore e che, soprattutto, strizza l'occhio - con canti, pupi e linguaggio tra il popolare ed il forbito- alla tradizione teatrale e culturale catanese aprendo uno spiraglio, con intento sociale ed indagatore, sulla misteriosa e precoce morte di Nino Martoglio, sviluppando così, come sottolinea lo stesso regista Elio Gimbo, "una riflessione sulla città e sul suo rapporto con una piccola e valorosa tradizione di artisti-intellettuali, magari minoritaria, ma feconda di risultati e nobile d'intenti: intellettuali e artisti che hanno fatto e fanno "politica con altri mezzi" e questa corrente passa per Nino Martoglio e Giuseppe Fava".
Spettacolo di alto valore che raccoglie alla fine gli applausi del pubblico e che si interroga sul passato, sul presente e sul futuro della città che, ancora sperduta nel buio - tra luci ed ombre - gode della protezione di numi tutelari quali Martoglio e Fava e di eterni personaggi della nostra tradizione quali Don Procopio, Cicca Stonchiti e Peppenino dell’Opra dei Pupi. Saranno loro a salvare Catania ed i catanesi dal persistente buio dei nostri giorni?

“Sperduti nel buio” (‘ntra lustru e scuru)-
Viaggio nell’inferno di Catania da Nino Martoglio a Pippo Fava
Drammaturgia di Nino Bellia
Regia di Elio Gimbo
Con Marionettistica Fratelli Napoli (Davide Napoli - Diavolo e Peppenino, Marco Napoli e Dario Napoli - manianti e Fiorenzo Napoli - parraturi) e Cosimo Coltraro Giuseppe Carbone, Cinzia Caminiti e Sabrina Tellico.
Scene di Bernardo Perrone
Filmati di Gianni Nicotra
Organizzazione Daniele Scalia
Produzione Centro Teatrale Fabbricateatro di Catania
Sala Giuseppe Di Martino - Catania- 9,10,16,17,18, 28, 29, 31 Marzo- 13, 14,15 Aprile 2018