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Non è neve seria, non fa danni. È la neve di Slava Polunin, porta gioia, allegria e permette di fare uno di quei viaggi impossibili: il viaggio indietro nel tempo, al tempo della spensieratezza e dei giochi infantili. Arriva al LAC di Lugano lo show dei pagliacci di Slava. Slava Polunin nasce in una piccola città russa, trascorre tutta la sua infanzia in mezzo alle foreste, ai campi e ai fiumi. Vive a contatto con la natura e riporta tutto questo mondo nel suo show. Sin da bambino sognava di diventare un clown. A diciassette anni si trasferisce a San Pietroburgo per studiare ingegneria. In realtà, si iscrive a una scuola di mimo; inizia così il lungo cammino di studio e ricerca dell'arte del vero clown. Grazie all'influenza di grandi artisti come Chaplin, Marcel Marceau, Engibarov e al suo innato talento, Slava con la sua Compagnia - fondata nel 1979 - dà una nuova valenza al ruolo del clown, estrapolandolo dal mondo circense e portandolo nelle strade e successivamente nei più grandi teatri del mondo. La sua

reputazione cresce molto rapidamente nel 1993 raccoglie le gag e gli sketch più famosi del suo repertorio in un unico spettacolo Slava's Snowshow (precedentemente chiamato Yellow) un vero e proprio trionfo, presentato in tournée in più di venticinque paesi, oltre seimila repliche e quattro milioni di spettatori. Uno spettacolo in movimento, in continua evoluzione. Una contaminazione di linguaggi: clowneria, musica, danza, mimo, tutto perfettamente armonizzato, un unico sistema di segni che si presenta al pubblico sotto forma di sogno. Le scenografie sono costituite da quinte ricoperte di tessuti blu e bianchi, come dei grandi materassi che avvolgono i pagliacci e il pubblico. Le musiche evocative, si riconoscono le note suggestive di John Surman e i Carmina Burana di Orff , sostengono tutta l’atmosfera incantata. Lo spettacolo scorre in questa dimensione magica che regala buon umore e nostalgia per i nostri sogni lasciati a metà. Qual è il segreto di tanta fortuna? Piccoli gesti amplificati che diventano poetici, la poesia è nel dettaglio. Capacità di portare in scena oggetti semplici del quotidiano (un telefono, una scopa, un letto, una scala, un palloncino colorato) decontestualizzandoli e rendendoli sacri. Ogni gesto, ogni elemento scenico si prepara sempre a diventare altro: “Il mio letto è una nave”, la mia scopa è quella di Don Chisciotte, la mia finestra il mondo...Lo spettacolo è inserito nell’ambito della rassegna teatrale “LuganoInscena” (direzione artistica di Carmelo Rifici), una rassegna che ha offerto al pubblico una notevole varietà di manifestazioni per tutte le età. Il titolo della rassegna è “Domani”, parola che indica il futuro e le nuove generazioni. Un nucleo importante è incentrato sul mondo dell’infanzia e su quello dei giovani che si affacciano al futuro e ad un teatro contemporaneo. “Un teatro forte è un teatro che apre alla fantasia, che apre alla conoscenza, alla relazione, è un teatro grazie al quale tutti possono fare un viaggio”. Si viaggia benissimo in buona compagnia sul carrozzone dei pagliacci di Slava. Una sala eterogenea, persone di ogni età.
Si comincia così: un clown giallo entra in scena con passo incerto e malinconico, ha una corda in mano vorrebbe impiccarsi...tira la corda, è lunghissima non finisce mai...l’altro capo c’è l’ha in mano un altro pagliaccio con un cappotto verde e un grande cappello a forma di elica di aeroplano: anche lui vorrebbe impiccarsi... Ecco come le situazioni comiche di Slava nascono dalle tragedie. La sua comicità ha origine da condizioni estreme, ai limiti della precarietà, un naufragio, un temporale, una tempesta di neve che il pagliaccio giallo accoglie a braccia aperte perché non è neve seria è una sorpresa per gli spettatori, è un gioco. Lo spettacolo è finito usciamo fuori mentre i grandi palloni colorati in sala continuano a volare; nei sorrisi della gente, negli occhi e nelle espressioni gioiose è evidente che ognuno ha ritrovato un po’ della propria infanzia. Mi giro verso il teatro per ammirare la sua struttura architettonica: una gigantesca terrazza che si affaccia sul lago di Lugano, sui monti. «Un teatro pensato per diventare un centro culturale aperto e di respiro internazionale (come sottolinea il direttore Michel Gagnon) nel quale arti visive, sceniche e musica sono protagoniste trovando reciproca contaminazione all’interno di uno spazio unico, pensato per accogliere un ampio e variegato pubblico (...) Il LAC come come crocevia culturale tra il nord e il sud dell’Europa» obiettivi che dovrebbero riguardare ogni spazio teatrale, perché il teatro vive nei crocevia, negli scambi fra scena e pubblico, nessun artista è solo. Questo è anche il messaggio più profondo dello spettacolo di Slava: la dimensione corale e il senso di comunità, si finisce tutti insieme a lanciare grandi palloni colorati, verso la scena, verso l’irreale, che diventa così magicamente tangibile e reale.

Lugano, 22 aprile 2018