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Sicilia, 1940.
Giovane silenziosa, mansueta e innocente, Concetta viene barattata dal padre caduto in disgrazia. Per una capra gravida, il genitore la affida a donna Anna: tenutaria del bordello di un paese sfiorato appena dagli echi della seconda guerra mondiale, prossima a deflagrare.
Estranea ai piaceri della carne e a una concezione della vita da adulti, la ragazza non oppone resistenza alcuna a tale baratto. Nessuno le ha mai spiegato cosa voglia dire fare l’amore e, oltretutto, l’espressione le piace fin da subito. E lei, nonostante sia preceduta da un’immeritata nomea di «babba», si conquista in poco tempo una clamorosa fama in tutto il paese, senza che si sappia di preciso come riesca a gratificare di piacere gli uomini sino a farli mirabilmente impazzire. Tanto più che non ce n’è uno di questi che l’abbia mai toccata nella sua stanza al bordello, benché tutti millantino d’aver vissuto favolose prestazioni d’alcova.
Vergine, pura e affrancata dalle malie del giudizio, Concetta ha una capacità tale di sentire l’anima dei suoi clienti da farne emergere e liberare fragilità nascoste, donando loro quello che nessuna persona sa dargli. Ne è sicura, del resto, che fare l’amore significhi – per esempio – giocare a “Un, due, tre, stella!” oppure fare la barba a un cliente frustrato da coniugali avarizie o, altrimenti, offrire il petto alle lacrime del signorotto locale. Sicché non capisce perché il mestiere di prostituta susciti tanto scalpore.
Tuttavia, com’è possibile raggiungere un angolo di paradiso senza pretenderlo per intero? Ogni uomo vuole la giovane completamente per sé, come se fosse un oggetto d’inestimabile valore. E a realizzarne un’appartenenza condivisa, che sia al contempo di ciascuno e della collettività, sarà perciò un avvenimento estremo in grado di renderla una creatura oltre se stessa: capace, nella sua aurea alterità, di elevarsi a simbolo e imprimersi netta nella memoria e nell’immaginario come un’Immacolata Concezione d’indefettibile amore. La quale sfida i limiti condizionanti della società e della storia, affidandone il sincero candore ai tempi che verranno.

«IMMACOLATA CONCEZIONE racconta la potenza e il culto dell’immagine che, arrivando a disumanizzare un corpo vivente per trasformarlo in feticcio, è soggetto alla necessità d’instaurare una relazione fondata sui desideri inespressi del proprio inconscio. Immacolata Concezione è la santa della carne e racconta quale terremoto possa generare l’incontro tra spiritualità e carnalità sul piano della collettività. Gli anni ’40 del secolo scorso rappresentano uno spartiacque essenziale nella storia dell’umanità. L’avvento della seconda guerra mondiale, con tutto quello che ha causato, ha rivelato come l’essere umano stesso sia stato brutalmente reificato e desacralizzato. Da quel momento storico la visione stessa dell’umanità, sia nelle relazioni tra le persone che nel rapporto con il potere, muterà profondamente e il concetto stesso di sacro cesserà di avere una corrispondenza nel piano del reale. La pièce, dunque, mostra il punto di snodo di un sistema sociale in cui le relazioni vorrebbero ancora essere prodotte invece che brutalmente consumate. Sebbene raccontino un mondo in cui può esistere ancora futuro e speranza, contengono già il germe di quella deriva malata che troverà nel conflitto mondiale e nei regimi totalitari una possibilità d’espressione».
Joele Anastasi

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Il dramma qui presentato è stato messo in scena dallo stesso autore che, peraltro, l’ha interpretato assieme agli attori della sua compagine Vuccirìa Teatro: ovvero Federica Carruba Toscano (alla quale si deve l’idea del lavoro), Alessandro Lui (che ha contribuito alla drammaturgia), Enrico Sortino e Ivano Picciallo. Lo spettacolo IMMACOLATA CONCEZIONE è andato in scena per la prima volta il 7 giugno 2017, al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, per il festival I Teatri del Sacro di cui è stato decretato vincitore. Tuttora in tournée e repertorio, vanta le scene e i costumi di Giulio Villaggio, le luci di Martin Palma e la produzione della Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini. Informazioni e materiali si trovano sul website “vucciriateatro.com”.

Catanese, classe 1989, Joele Anastasi è attore, regista e drammaturgo. Per approfondire lo studio della recitazione, lascia la Sicilia trasferendosi a Roma dove frequenta l’accademia bilingue d’arte drammatica Link Academy, studiando in italiano e inglese. Nel 2012 è guidato dal «teatrista» argentino Claudio Tolcachir al Laboratorio Internazionale della Biennale Teatro di Venezia e lavora, inoltre, come protagonista in diversi cortometraggi video. Nello stesso anno recita poi nello spettacolo di Silvio Peroni SCENE DA UN GRANDE AFFRESCO, al capitolino Teatro Vascello. A neanche 24 anni d’età, invece, esordisce come autore e regista creando la pièce IO, MAI NIENTE CON NESSUNO AVEVO FATTO, di cui è anche interprete, e che segna il debutto della sua compagnia Vuccirìa Teatro da lui fondata con Enrico Sortino. Il lavoro si fa notare da critica e pubblico, conquistando numerosi riconoscimenti in manifestazioni nazionali e d’oltreconfine. Oltre a questi successi, s’aggiunge la partecipazione come attore a YOU ARE MY DESTINY (Lo stupro di Lucrezia): considerevole produzione teatrale, esito di un laboratorio alla Biennale di Venezia del 2013, della pluripremiata artista iberica Angélica Liddell che avrà un’importante distribuzione internazionale dal 2014 al 2016. Frattanto, è la volta di due sue nuove creazioni drammaturgiche e di regia: BATTUAGE e YESUS CHRISTO VOGUE, rispettivamente del 2014 e del 2015, nelle quali è ancora in scena a recitare insieme ai suoi compagni di Vuccirìa Teatro. Nell’anno a seguire, scrive QUANDO IL SALE NON ERA L’UNICO FIORE: dal dramma poetico LILLENSKOGEN del norvegese Jon Jesper Halle, da cui uno studio scenico di Benedetto Sicca per il festival milanese Tramedautore del 2017. Anno, quest’ultimo, in cui vince il premio internazionale di drammaturgia Eu Collective Plays intitolato al compianto teatrante Matteo Latino; vittoria in linea con la successiva e citata affermazione della sua IMMACOLATA CONCEZIONE al festival I Teatri del Sacro. Attualmente sta lavorando al progetto WE ARE NOT PENELOPE - Sulla fedeltà, in collaborazione con la formazione spagnola Estigma e l’artista portoghese Nuno Nolasco; mentre è proprio di questo maggio 2018 la sua presenza, in rappresentanza dell’Italia, al Festival TransAmerique di Montréal (Québec) per il seminario dedicato a giovani artisti di teatro provenienti da molteplici paesi del mondo.