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Il miglior teatro civile è, a mio parere, quello che non dimentica di essere soprattutto teatro. Luogo della metafora, dell'evocazione, luogo poetico. Il bisogno civile di un testo teatrale va espresso dunque, per assolvere efficacemente ed esteticamente al suo compito,  nel "brodo" del medium teatrale. Il testo di Paolo Bignami, drammaturgo comasco di buona esperienza, mi ha piacevolmente sorpreso proprio per questa caratteristica fondamentale. Segnalato nel 2017 al Premio Tragos e vincitore nello stesso anno del Premio Mario Fratti, il monologo dal titolo volutamente fiabesco e poetico è strutturato come la narrzione da parte di un'anima candida, che tra immagini suggestive e poetiche, locuzioni fanciullesche ed ingenue, racconta, perchè vissuto in prima persona, le vicende di una fabbrica come emblema benigno e maligno allo stesso tempo di una comunità. L'argomento è, in definitiva, il prevalere degli interessi economici sul diritto alla salute, e alla vita, delle persone. Un argomento fin troppo attuale ed estremamente spinoso, come dimostra non soltanto la cronaca ma anche la storia. Teatro civile, dunque, ma, come detto inzialmente e citando le motivazioni della giuria del Premio Mario Fratti "Colpisce, nel dramma, la lievità del tono poetico che pervade l'opera".

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Il paese delle facce gonfie
di Paolo Bignami
La Mongolfiera  2017
80 pagg. € 12,00