Pin It

Esiste oggi una Buona Educazione? Continua il percorso di ricerca della Piccola Compagnia Dammacco. Lo spettacolo costituisce la terza parte del progetto “Trilogia della fine del mondo”, nato nel 2010. L’ultima notte di Antonio (2012) e Esilio (2016) compongono le prime due parti della trilogia. Dipendenza dalle droghe, lavoro, educazione. Temi sociali di attualità affrontati con un’idea di teatro surreale e grottesco. La regia di Mariano Dammacco che è anche autore del testo, inserisce il personaggio in un salotto d’altri tempi.  L’uso della voce e i movimenti del corpo sono come quelli di una marionetta. La voce pacata, quasi come un salmo, su una nota sola, la gestualità scomposta, scatole di legno in scena dalla forma stilizzata come se fossero dei robot, tutto costruito con l’intento preciso di creare una dimensione fuori dallo spazio e dal tempo. Una donna sola in scena, quasi una novella Maria Montessori, si ritrova suo malgrado a crescere un nipote e ad affrontare tutte le

problematiche di una madre di oggi. Affronta tutto con estrema difficoltà: le parole che aiutano a crescere, quando dire sì, quando dire no, la scuola, i gruppi wazz up delle mamme...ultima novità in campo scolastico. Lo spettacolo muove i suoi passi intorno ad alcune domande chiave: quali sono i princìpi, i valori, i contenuti, le idee che oggi vengono trasmesse da un essere umano all’altro? Serena Balivo sostiene anche questa prova calandosi in un altro mondo con le sue personalissime buone doti. Un modo di concepire il teatro come un viaggio in un’altra dimensione...ma proprio il divano stile novecento, collocato al centro della scena, diviene un elemento simbolico forte, legato a un tempo e uno spazio preciso che impedisce quel viaggio nel surreale. Dare aria alla scena e alle figure stilizzate, che rimangono inutilmente sullo sfondo, consentirebbe un ulteriore volo verso quel mondo irreale e in continuo divenire, secondo il percorso di ricerca della compagnia. Il testo di Mariano Dammacco ha il pregio di trattare argomenti importanti, come quello dell’educazione oggi, in modo ironico e malinconico, con uno stile poetico e immaginifico. La scrittura si apre in una serie di quadri su alcune parole significative dal punto di vista pedagogico che diventano luoghi recitati: le emozioni, la felicità, il coro sociale, gli errori, i parenti. Con una parola scenica che scorre come un fiume in piena, ricca di metafore, melodica e sonora, il testo mostra con grande lucidità tutto il peso che porta dentro chi deve occuparsi della crescita di un ragazzo. Ha senso parlare di buona educazione, oggi? Sì, se vogliamo creare relazioni significative. Nel percorso di ricerca di Mariano Dammacco c’è una dimensione sociale e pedagogica che porta il teatro in un fare quotidiano costante e ricco di sacrifici, a piccoli passi, proprio come ogni buon educatore sa fare.

Milano, Teatro Franco Parenti, 12 giugno 2018

Foto Luca Del Pia