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Ricomincia la stagiona teatrale napoletana e noi ricominciamo dal Nuovo Teatro Sanità, in un “cerchio” chiuso proprio in questo luogo, prima dell’estate, e che si riapre anche quest’anno. Tante sono le novità, come quelle presenti in tutti i teatri napoletani, proposte anche dal famoso teatro dello storico quartiere, sede artistica riconosciuta per la sua attività sul territorio. Il cerchio di cui parliamo dà anche il nome a questa nuova stagione artistica che il Nuovo Teatro Sanità ha voluto intitolare “CIRCLE IL TEATRO TI PORTA LONTANO”, evidenziando soprattutto l’attenzione alla drammaturgia contemporanea e alla produzione scrittoria, pensando ad un nuovo progetto: la “Casa della drammaturgia”. Il teatro dovrebbe, quindi, raccogliere autori e scritture all’interno di un cenacolo proficuo ed originale. Ciò che emerge fortemente, all’interno della stagione 2018/2019, è l’attenzione rivolta alla drammaturgia internazionale, sollevando diverse riflessioni che riguardano le traduzioni in italiano della drammaturgia estera contemporanea. Questo indirizzo segue alcuni degli studi più importanti che oggi analizzano non solo le traduzioni dei classici teatrali italiani in lingua straniera,

ma mette in luce la nuova attenzione linguistica e contenutistica sulle traduzioni in italiano dei testi stranieri. Il CIRCLE FESTIVAL, realizzato con il sostegno di MIBAC e SIAE, nell'ambito dell'iniziativa “Sillumina - Copia privata per i giovani, per la cultura”,  prevede cinque spettacoli provenienti dalla Germania, Grecia, Spagna e Italia, e propone, dopo l’apertura affidata alla scrittura di Mario Gelardi, Alessandro Palladino e Davide Pascarella con BRUCIA L’EUROPA, un testo del greco Jannis Papazoglu, nella traduzione italiana firmata da Giorgia Karvunaki, traduttrice greca che ha ricevuto la menzione speciale Premio Luigi Pirandello, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Atene, per la traduzione del testo teatrale “Interni” del famoso drammaturgo siciliano Tino Caspanello. La regia di questo spettacolo è stata affidata a Gianni Spezzano e all’interpretazione della compagnia Cerbero Teatro, da cui emerge fortemente il giovane Marcello Manzella, la cui interpretazione colpisce il pubblico presente e convince perché matura, sfaccettata, multiforme ed intensa. Le altre presenze sceniche, ossia la giovanissima Giulia Iole Visaggi, adatta al ruolo, ma altalenante nell’interpretazione, e il “servo di scena”, Armando De Giulio, contribuiscono al sostegno dell’attore protagonista, sebbene ne escano oscurate.
La storia proviene dalla Grecia: riferimenti alla crisi economica, alla politica, alla condizione dei lavoratori, visione storico-sociologica che sembrerebbe identica a quella italiana se non conoscessimo l’origine del testo. Tommaso è un contabile, impiegato in un’azienda in fallimento che, ovviamente, chiuderà. L’industriale, proprietario dell’azienda, si affida alle mani della giovane partner che è un chirurgo estetico; la donna accetterà, per un amore non ricambiato, per rabbia e per denaro, di rendere il viso del povero impiegato assolutamente identico a quello dell’imprenditore. La volontà di quest’ultimo è vaga, imprecisa nel racconto, forse legata alla presenza pubblica e alla paura di ritorsioni popolari. La compagnia sceglie, allora, secondo le richieste del testo originale, di riprodurre scenicamente un personaggio fisicamente invisibile, ma interpretato, nel duplice ruolo, dallo stesso attore. Questo meccanismo costringe il protagonista ad interpretare contemporaneamente due personaggi con movenze e accenti assolutamente differenti – l’imprenditore presenta accento siciliano e atteggiamento da boss della malavita. Forse perché si traduce da un dialetto o da sfumature di una particolare zona della Grecia? – fino ad una graduale trasformazione che lo identificherà completamente con l’originale. Il pubblico, dunque, riesce a distinguere i due personaggi durante un’estesa fase del racconto, ma improvvisamente si attiva il cortocircuito. L’impiegato si identifica fortemente con il suo aguzzino, nonché ex datore di lavoro, ribellandosi al comando. Emergono numerosi elementi, dall’omologazione forzata, alla subordinazione al capo, alla vestizione/svestizione, fino all’identificazione totale e naturale, che forse avremmo trovato in un teatro italiano degli anni Ottanta e Novanta e che ci perviene, oggi, come caratterizzazione di una nuova drammaturgia in Grecia. Elemento di confronto molto interessante, che ci permette di approfondire il discorso attraverso diversi punti di vista e non necessariamente legati solo al teatro. Si insinuano citazioni shakespeariane e riferimenti alla tragedia classica, osservando l’elemento femminile, non a caso dal nome Gioia, che diventa l’artefice nascosto della crudeltà, della rabbia, della ribellione al potere, pur sottomettendosi costantemente al comando. Tommaso appare, dunque, come eroe moderno – ma per noi non contemporaneo!- che si immola, come martire alla croce, per la società, e si vendica travestendosi da altro, ricordandoci le intenzioni dei numerosi supereroi dei fumetti americani. Al centro della scena è posta la cornice di uno specchio immaginario che verrà utilizzata come porta tra interno ed esterno della villa/prigione: la vita reale sembra essere quella vissuta all’interno della prigione, la vita esterna, ossia quella omologata e vissuta da tutti, appare invece come finzione. I concetti di doppio, di vestizione e svestizione, di immagine riflessa, di specchio/prigione, di sdoppiamento e  di sovrapposizione sono frequenti nel teatro italiano di tutti i tempi, ma è importante che emergano fortemente all’interno di un testo greco che racconta la contemporaneità. Si aggiunga un altro elemento a questo quadro descrittivo: le musiche, accattivanti e assolutamente contemporanee, sciolgono i punti in cui la drammaturgia sembra “impigliarsi” senza districare facilmente le maglie del racconto, costringendolo ad una certa ripetitività. I lunghi intermezzi musicali permettono di caratterizzare lo scorrere del tempo, i cambiamenti e l’identificazione dei due personaggi opposti in un unico corpo.

NUOVO TEATRO SANITÀ
NAPOLI
IL VISO DI UN ALTRO
12- 14 OTTOBRE 2018
Cerbero Teatro
presenta
 IL VISO DI UN ALTRO
di Jannis Papazoglou
traduzione Giorgia Karvunaki
con Marcello Manzella e Giulia Iole Visaggi
e la partecipazione di Armando De Giulio

scenografia Vincenzo Leone
costumi Alessandra Gaudioso
editing multimediale Emanuele Pelosi
 
regia Gianni Spezzano