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“Bestie di scena” di Emma Dante è uno spettacolo emozionante. Questa non è certo una qualità che da sola può render ragione della bontà di un lavoro teatrale ma, dato che si tratta di uno spettacolo estremamente scarno e che fa a meno di qualsiasi testo drammaturgico o apporto verbale, è l’emozione la porta di ingresso prima e minima per tentare di coglierne il senso. Tentare, solo tentare, perché il linguaggio scenico che si dispiega in questo lavoro è al contrario ricchissimo di segni, di allusioni mitiche e sacrali, di simboli, di echi, di immagini che rimandano per lampi e illuminazioni, anche minime, a quasi tutti i vari segmenti del lungo lavoro della regista palermitana. Si tratta di corpi, di corpi nudi in cerca di senso, di corpi che creano senso accettando gradualmente la loro nudità, corpi che s’immergono fragili e indifesi nel mare delle relazioni e ne assorbono il potere ma anche i limiti invalicabili. Corpi che provano a interpretare ordini esterni e misteriosi (il regista, nel momento

della creazione). Corpi certo, e però attori, teatranti, danzatori, esseri umani che si accingono a mettersi nelle mani di un regista, che si riscaldano per una sessione di prove, ma poi scartano, si ribellano, diventano consapevoli, si assumono la responsabilità di vivere liberamente la propria vita, cominciano una danza innocente e necessaria e una storia autonoma, cominciano a confrontarsi con “la” storia. La scena è l’elemento scatenante, lo spazio del limite e del possibile, il luogo della fuga e della rinascita continua, la terra da cui ripartire.
A un anno abbondante dal debutto a Milano nel febbraio del 2017, questo spettacolo è arrivato finalmente a Palermo, sulla scena del Teatro Biondo (dal 12 al 21 ottobre) e l’accoglienza è stata giustamente positiva: “giustamente” non solo per ovvi (ma non scontati) motivi affettivi, ma perché il teatro della Dante è portatore di un senso politico implicito e, a suo modo, radicale che qui si illumina della sua luce primigenia e parla la sua lingua materna: è soltanto l’autenticità più assoluta che può cambiare il mondo, così come può animare non superficialmente la scena teatrale. Un’autenticità che non ha bisogno di parole, costumi, maschere, trucchi per prendere il pubblico per il bavero e costringerlo all’attenzione, alla comunicazione, alla comprensione intelligente, all’emozione più vera. Questo pensiero, questa poetica teatrale sono nati in Sicilia, a Palermo, in un contesto storico preciso e con questioni sociali, emergenze culturali, urgenze generazionali che, seppur non inibiscono l’apertura al mondo che la Dante ha voluto e saputo dare al suo lavoro, non smettono di pulsare, urlare, rivendicare verità e dignità. In scena ci sono Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri (potente nella sua “scimia”), Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli, Marta Zollet, Daniela Macaluso, Gabriele Gugliara; gli elementi scenici sono della stessa Dante e le luci sono di Cristian Zucaro.

“Bestie di scena”, ideato e diretto da Emma Dante; con Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli, Marta Zollet e con Daniela Macaluso e Gabriele Gugliara. Elementi scenici e costumi di Emma Dante, luci di Cristian Zucaro. Produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa / Atto Unico - Compagnia Sud Costa Occidentale / Teatro Biondo di Palermo / Festival d’Avignon.

Foto Rosellina Garbo.