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Bello vedere un monologo ben costruito dove tutti gli elementi che lo compongono risultano in armonia: POLVERE, della compagnia ServoMuto. Una compagnia di autori, attori e registi di recente formazione che “con tematiche universali e linguaggio originale intende mettere in relazione teatro e tempo presente. ServoMuto nasce dalla necessità di reagire in modo creativo al contemporaneo attraverso la creazione di spettacoli ed eventi culturali”. Ottime premesse messe in pratica anche in questo lavoro. Lo spettacolo ha ricevuto diversi riconoscimenti significativi tra cui il Premio Tagad’Off – Festival della Nuova Drammaturgia Lombarda ed è stato selezionato per la circuitazione da NEXT - NEXT - Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo di Regione Lombardia. Liberamente tratto da: “Se è una bambina” di Beatrice Masini, la drammaturgia di Marzia Gallo e Michele Segreto ricostruisce, con parola teatrale fluida e scorrevole le pagine del

libro, il lessico immediato, il fiume in piena tipico dei discorsi dei bambini, il dialogo immaginario fra la figlia e la madre. La protagonista è proprio una bambina che si interroga sulla morte della madre, sulla guerra e i bombardamenti. Marzia Gallo, è molto brava nel farci vedere quella bambina, con sguardi e gestualità tipiche del mondo dell’infanzia, senza mai cadere nel ridicolo che è uno dei rischi più comuni quando gli attori recitano personaggi- bambini. Il mondo dell’infanzia è ricco di fascino e Marzia, non ha dimenticato la bambina che è in lei, dote rara fra gli adulti, questo la rende molto credibile. I bambini amano alcune parole in particolare e odiano quelle che sono per loro sofferenza, fino a dimenticarle del tutto. C’è una parola che non si può dire, il monologo gioca su questo elemento, creando un’aspettativa nello spettatore con un suono che interrompe il flusso verbale. Sfruttare al massimo questa situazione drammatica, far crescere fino al culmine il climax per lasciare lo spettatore pienamente rapito, avrebbe dotato lo spettacolo di un ulteriore slancio emotivo. Il momento in cui nella narrazione si svela la morte della madre, è un momento molto atteso si poteva lavorare maggiormente su questo.  Ma sono elementi drammaturgici che si acquisiscono con il tempo e lo studio sui principi fondanti della scrittura teatrale. Gli interventi musicali sono costruiti con saggezza, la regia di Michele Segreto lavora in modo creativo sui simboli scenici: oggetti, musiche, parole, gesti, sono distribuiti in modo scorrevole, senza mai appesantire, e con ironia. La scena Diego Ossoli è costituita da pochi oggetti un’enorme sedia, un piccolo sgabello, un cappello, una radio che diventano altro e tutt’intorno polvere e gessetti colorati che tracciano parole di storie spezzate. Al di fuori di una collocazione storica precisa, la scena sembra persa in un tempo indefinito, perché ogni guerra ogni evento drammatico ci lascia muti. Buono il lavoro che la compagnia ServoMuto, un nome che è tutto un programma, servi muti, silenziosi e umili al servizio del buon teatro.
Milano, Teatro Libero 28 ottobre 2018