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Tindaro Granata, sceglie il mito di Dedalo e Icaro per raccontare l’autismo. Quello vero, non quello dei film, dove comunque tutto appare dipinto di rosa, quello delle fatiche quotidiane di una famiglia che ogni giorno deve affrontare la diversità del figlio, di fronte al coro sociale, di fronte alla propria storia familiare.  La scrittura scenica procede come un labirinto,  è difficile narrare, nei tempi teatrali, la condizione di vita di una persona autistica, le difficili relazioni che si creano intorno. Si riconosce lo stile empatico ed immediato della scrittura scenica di Tindaro Granata, molto potente nella forma monologante, si riconosce il flusso verbale, il groviglio di parole, non è facile sciogliere questo labirinto, mettere in scena questo flusso di energia vitale, questa difficoltà si avverte nella regia è un compito arduo tradurre tanta energia scenicamente. Il testo procede per flash, scene di vita, corti circuiti, come forse avviene nella mente di un autistico. L’autismo non è una malattia è un modo di

vedere il mondo; così il protagonista del testo, vede il mondo come un volo e come la caduta dopo un volo. Si cade e ci si rialza. La drammaturgia racconta brevi momenti di vita, nel contesto familiare e sociale: la scuola, al supermercato, la parco, con la terapista...ma si concentra in particolar modo sul rapporto padre-figlio. Il padre vorrebbe donare al figlio ali speciali per volare per imparare a superare le sue difficoltà. La scelta del mito non è causale perché questo mito in particolare ci insegna soprattutto che bisogna essere rispettosi della Natura (il sole scioglie la cera) rispettosi dei propri limiti. Nel testo teatrale i ruoli sono invertiti il padre è come Icaro, e il figlio è come Dedalo. È il figlio che piano piano insegna al padre ad accettare la diversità dell’autismo ad accettarne i limiti e le difficoltà. Le porte del labirinto in cui padre e figlio sono entrambi rinchiusi si apriranno solo quando il padre comprenderà la vera natura del figlio. La regia di Giacomo Ferraù e Francesco Frongia crea un labirinto scenico fatto di mobili grigi, ammucchiati, ricoperti da lenzuola bianche, in questo labirinto di oggetti, tutti i personaggi agiscono in una sorta di incomprensione e di autismo corale. La scenografia Stefano Zullo crea una casa labirinto, grigia come se fosse una nave alla deriva nel mare nostrum dei sentimenti. Vincenzo (Vincenzo Giordano) è un padre che non vuole arrendersi all’evidenza. Vincenzo lotta con la moglie Giulia (Giulia Viana) e con l’altro figlio Libero (Libero Stelluti) che hanno una visione diversa della realtà. Giulia Viana interpreta più ruoli, questa scelta rende debole il personaggio della madre che ha invece un ruolo decisivo nella storia: abbandonerà la famiglia e questo abbandono incombe sulla vita del padre e del figlio. Giacomo Ferraù e Libero Stelluti, fratelli divisi nella malattia, entrambi all’altezza del difficile compito. Un’ultima osservazione sul lavoro di regia. Un motociclista o forse un astronauta vestito di nero, più volte attraversa la scena come in una sorta di passeggiata lunare... attenzione a non perdere il senno di fronte alle difficoltà della vita. Si può provare a recuperarlo sulla Luna. La nostra società come ben aveva compreso il sociologo Ilvo Diamanti, è proiettata sempre più verso l’incomunicabilità, verso una sorta di autismo corale, dove gli individui non avvertono più nessuna necessità di confrontarsi con l’altro, il diverso e se lo fanno, accade solo nel mondo virtuale. “L’autismo non è più solo una malattia del singolo ma è un segno di una società che ha fatto dell'esasperazione dell'individuo proiettato su stesso il fine ultimo della propria esistenza”. La compagnia ECO DI FONDO, sia pure con qualche debolezza nella resa scenica ripetitiva in alcuni momenti, compie un’opera meritevole: sensibilizzare il pubblico di ragazzi e adulti su queste tematiche. Lo spettacolo è accompagnato dalla campagna MI TINGO DI BLU. Il blu è il colore che viene scelto nel 2007 quando le Nazioni Unite decidono di istituire “La giornata della consapevolezza dell'autismo”, un colore che "rappresenta quello che vivono tutti i giorni i familiari: brillante come il mare in un giorno d'estate o scuro come un mare in tempesta". Infine come vincere l’autismo individuale e corale? Con l’amore incondizionato, quello che fa perdere il senno e, in questo caso, meglio non recuperarlo.

Milano, Teatro Elfo Puccini, 2 febbraio 2019