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Chi è l’arbitro? Chi decide o giudica in nome di una propria norma, non condizionata. Nello sport è l’ufficiale di gara che dirige le competizioni sportive garantendo il rispetto dei regolamenti e convalidando il risultato finale. Il testo di Emanuele Aldovrandi (classe 1985), non ha nessuna pietà per l’arbitro. Il drammaturgo in realtà non ce l’ha con gli arbitri ma vuole dimostrare che nella nostra società attuale si è smarrito il senso delle regole e delle leggi, è diffusa, in particolare, un’insofferenza nei confronti di chi deve occuparsi delle leggi e deve farle rispettare. Insofferenza che spesso si trasforma in vera e propria rabbia che scatena episodi di violenza nei confronti degli arbitri della nostra società: giudici, insegnanti, ufficiali del pubblico impiego, forze dell’ordine, tutti quelli che direttamente o indirettamente, si occupano del rispetto delle leggi. Una famiglia vive per il basket: Giuseppe, storico, ricercatore universitario, poco più di mille euro al mese, vorrebbe preparare un

discorso per la celebrazione del due giugno, anniversario della Repubblica Italiana ma difficilmente riuscirà a scriverlo, perché ha smarrito il senso degli anniversari e delle celebrazioni storiche. La Moglie: in dolce attesa, incoraggia il marito a scrivere il discorso, non tanto per il valore in sé, ma perché pensa al successo, pensa che scrivere sia un modo per far soldi. Il Figlio: disoccupato, gioca a basket e ha dei seri problemi di gestione della propria collera. L’Arbitro: come hobby dirige partite di basket, di mestiere fa colloqui di lavoro... è lui il capro espiatorio di ogni fallimento familiare. Utilizzando la metafora dello sport, lo spettacolo, messo in scena con la regia di Marco Maccieri, Angela Ruozzi, racconta una società post-ideologica, in cui sembra non riusciamo più a scegliere in base a principi di valore. Tutti i discorsi intorno alla figura dell’arbitro diventano strumento per sviluppare temi civili quali individualismo, bene comune, potere, anarchia, legge, libertà, idealismo, utilitarismo. Le tematiche in gioco sono numerose e c’è il rischio di perdere la bussola. In alcuni momenti si avverte un eccesso di pedagogismo. L’elemento simbolico su cui lavora la parola scenica: il mondo dello sport come metafora della vita, non sempre sostiene la struttura drammaturgica che appare in alcuni momenti debole. Ogni spettacolo è sempre il risultato armonico dei diversi codici comunicativi, compito della regia è quello di mettere ordine al magma delle diverse forme in gioco, per garantire il massimo di coerenza e fruibilità. Il segno visibile che invade la scena è determinato dalla grande lavagna su cui gli attori di volta in volta annotano le vicende emblematiche della rappresentazione. Grazie alla bravura degli interpreti, gli attori della compagnia MaMiMò: Filippo Bedeschi, Luca Mammoli, Federica Ombrato, Alessandro Vezzani, dinamici e convincenti, la scena scorre con ritmi serrati.
ll Centro Teatrale MaMiMò, da anni lavora su temi di impegno sociale, attenzione ai giovani, alle relazioni tra gli individui, alla dignità della persona. Attraverso questa rappresentazione offriranno ai giovano spettatori spunti di riflessioni sul valore delle leggi e in particolare della nostra costituzione che nasce da un confronto di diverse forze politiche; dalla consapevolezza dell’importanza della persona, intesa non come individuo singolo ma inserita in un coro sociale e familiare. Una visione della persona non in senso statico ma dinamico, la persona con i suoi diritti e i suoi doveri, proiettata verso un’idea di comunità che cresce in senso culturale, in grado di cogliere il senso del ritmo nella vita di ognuno. A proposito di ritmo...Lo spettacolo si apre e si chiude con una bella immagine. Una cadenza incalzante di palloni da basket, un ritmo che cresce alla luce e si affievolisce nel buio: quello della scena, quello dell’umanità. Condividiamo e sosteniamo insieme il ritmo dei valori umani e culturali. E che sia un ritmo vivo, dinamico, fiducioso e soprattutto di solidarietà e tolleranza.

Milano, Teatro Filodrammatici, 23 febbraio 2019

Foto Degl'Incerti Tocci