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E’ un vero e proprio salto nella poesia, nell'immaginazione, in una storia che sembra non dover mai finire.  Stiamo parlando dell’atto unico  “Novecento” di Alessandro Baricco, con Giuseppe Ferlito, regia di Franco Giorgio, produzione Centro Teatro Studi di Ragusa, messo in scena alla Sala Roots di Catania, come quarto appuntamento della rassegna “Underground rivers” - Flussi teatrali nel sottosuolo cittadino, organizzata da Teatro Argentum Potabile. La pièce, in circa 90 minuti e con un solo attore in scena, coinvolge lo spettatore in un racconto magico e straordinario dove vince la parola, la forza di una storia che oltrepassa tutto e tutti, frastagliandosi in mille altre micro storie che ruotano attorno ad uno straordinario protagonista, Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento che vive sul Virginian, un piroscafo che, negli anni fra le due guerre, faceva la spola fra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Con la regia attenta e sensibile di

Franco Giorgio, le scene e costumi di Daniela Antoci e Daniela Dimartino, le musiche di  Yann Tiersen, Scott Joplin, Randy Newman, le coreografie di Emanuela Curcio e le efficaci le luci di Saro Baglieri che danno particolare vigore alla particolarità, alla magia, alla malinconia del racconto viene fuori uno spettacolo di sentimenti e di poesia. Tutto ruota attorno al personaggio di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, un pianista d’eccezionale bravura, solitario, malinconico che ha trascorso tutta la sua vita, sin dalla nascita, sul piroscafo Virginian, e proprio lì è anche morto (quando si è deciso di distruggere la nave), senza aver mai messo piede sulla terraferma. Novecento non riesce a superare la paura d’amare e di fare tutte quelle cose che inevitabilmente lo legherebbero alla terra e per questo dedica tutta la sua vita a suonare per i passeggeri del Virginian, vivendo passioni e desideri non suoi, fino ad annullarli nella musica. Tutto termina con la morte di Novecento, che, incapace di adattarsi ad una vita che non ha mai conosciuto, si lascia esplodere con il Virginian che ha costituito tutto il suo mondo.
La storia di Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento è raccontata dal suo amico trombettista Tim Tooney, interpretato con assoluta padronanza dall'attore ragusano Giuseppe Ferlito che si disimpegna con abilità e passione, ballando, danzando tra un mini pianoforte che volteggia sospeso, una valigia, una cassa di dinamite, i tre gradini della scaletta del piroscafo, una scatola dove viene abbandonato l'appena nato “Novecento e degli appendi abiti con cappotti, cappelli e giacche. Giuseppe Ferlito da vita brillantemente agli altri insoliti, buffi, personaggi a bordo del Virginian (il capitano, il timoniere, il marconista balbuziente, il medico o il cameriere stupido) ed al pubblico tornano in mente le scene del capolavoro cinematografico "La leggenda del pianista sull'Oceano" di Giuseppe Tornatore e musicato da Ennio Morricone .
"Novecento" è un monologo, straordinario, che Franco Giorgio del Centro Teatro Studi di Ragusa ha fortissimamente voluto portare in scena e che sta riscuotendo i meritati consensi anche per la trascinante e sentita interpretazione di Giuseppe Ferlito che mette in campo tutte le sue energie e la sua bravura. Ed il pubblico rimane come sospeso dalla magia delle sue parole e da una storia di grande spessore e poesia. Di grande intensità e commozione è il monologo finale di Novecento con l'amico Tim al quale confessa che non scenderà dal Virginian e resterà a bordo.
Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, infatti, confessa all'amico: "…Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato a vivere in questo modo. La Terra… è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Non scenderò dalla nave. Al massimo, posso scendere dalla mia vita. In fin dei conti, è come se non fossi mai nato".
Una pièce davvero poetica ed ammaliante che trascina il pubblico che alla fine tributa tantissimi applausi al protagonista ed al regista. Una serata, quindi, in compagnia del buon teatro all’insegna della cultura, della poesia, necessaria tra tanta indifferenza e follia.

Novecento
di Alessandro Baricco
Regia di Franco Giorgio
con Giuseppe Ferlito
Scena e costumi di Daniela Antoci e Daniela Dimartino
Musiche di  Yann Tiersen, Scott Joplin, Randy Newman
Coreografie di Emanuela Curcio
Luci di Saro Baglieri
Sartoria di Marisa Fossati
Produzione Centro Teatro Studi di Ragusa
Spazio Roots - Catania - Rassegna Underground Rivers - 23 e 24 Febbraio 2019