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Il Teatro Mobile di Catania ha proposto al Centro Zo, nell’ambito dell’odierna stagione di prosa, l’atto unico “Concetto al buio” di Rosario Palazzolo, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore ed attore palermitano, nell’adattamento di Micaela Miano e la regia di Guglielmo Ferro. La pièce, così come il romanzo, affrontano un tema oscuro, disarmante e drammaticamente attuale: quello della pedofilia clericale, fatto di ipocrisie, di abusi e di verità nascoste. L’atto unico, in circa 60 minuti, si avvale di un claustrofobico impianto scenografico curato da Alessia Zarcone (una stanza buia con un tavolo-altare, una porta chiusa, un letto, un comodino, un armadio e su tutto una croce che domina oggetti e protagonisti), delle musiche appropriate di Massimiliano Pace e della puntuale e coinvolgente regia di Guglielmo Ferro che da i giusti ritmi e le angosciose pause ad uno spettacolo che confonde e colpisce lo spettatore. La voce del padre di Guglielmo è quella, inconfondibile, di Tony Sperandeo. La storia si svolge in Sicilia,  l’unico ponte tra la stanza dove è rinchiuso il ragazzo e il mondo esterno è un piccolo quaderno rosso,  un diario segreto che lui trova e che col tempo

impara a memoria in ogni sua parte. Ad averlo scritto è Concetto Acquaviva, un ragazzino di tredici anni, che in questo diario come in una grande lettera a Gesù, racconta “le due grandi tragedie” della sua vita.
Si assiste ad una storia scomoda e che prende di mira, senza fronzoli, il dramma degli abusi su minori perpetrati da alcuni uomini di chiesa, che parla di repressione e di manipolazione. I tre protagonisti in scena sono Agostino Zumbo, Giovanni Arezzo e Francesco Maria Attardi che raccontano la vita di un adolescente chiuso in una stanza buia e come autentici mostri emergono dal passato e dall'oscurità animano e riempiono di voci e pensieri le giornate sempre uguali del giovane recluso.

E' uno spettacolo che, grazie all’intensità recitativa ed espressiva dei tre interpreti (Agostino Zumbo nei panni di padre Ottorino e di una opprimente madre, Francesco Maria Attardi e Giovanni Arezzo, nel ruolo del recluso, dell’abusato e del fratello), fa venire a galla ipocrisie, abusi e verità nascoste, filtrate dallo sguardo curioso ingenuo e puro del protagonista. In definitiva una fotografia agghiacciante di un mondo oscuro, fatto di silenzi, di verità soffocate dietro ad una porta, di vite spezzate e turbate, di vizi inconfessabili che albergano nel mondo della Chiesa e che spesso vengono coperte dalle complicità, dalla vergogna e dall’indifferenza. Si copre quindi un mondo -di ieri e di oggi - in cui c’è sempre “un’altra verità più ragionevole di quella vera”.
Lavoro efficace, d'impatto e che, oltre al romanzo, alla scrittura di Rosario Palazzolo, all’impianto scenografico ed alla regia, mette in luce l’interpretazione sentita, sofferta, di Giovanni Arezzo, Agostino Zumbo e Francesco Maria Attardi alla fine lungamente applauditi dal pubblico.
Una pièce che tocca la nostra indifferenza, la nostra superficialità, il nostro lavarci le mani, abbassare gli occhi o voltarci dall’altro lato, quel non-esserci, non sentire le urla, le lacrime, le grida, che provengono dalla strada, dall’appartamento vicino, sull’autobus, a lavoro, dalla porta accanto, distratti dal nostro egoismo, dalla nostra paura di prendersi le proprie responsabilità e che ci fa nascondere dietro i nostri inutili ma, purtroppo e ormai.

CONCETTO AL BUIO
di Rosario Palazzolo
Tratto dal romanzo di Rosario Palazzolo “Concetto al buio”, edito Perdisa Pop.
Adattamento Micaela Miano
Regia Guglielmo Ferro
Con Agostino Zumbo, Giovanni Arezzo, Francesco Maria Attardi
Musiche Massimiliano Pace
Scene Alessia Zarcone
Produzione Teatro Mobile di Catania
Centro Zo di Catania -15, 16 e 17 Marzo 2019

Foto: Gianluigi Primaverile