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L’educazione per tutti, si sarebbe propensi a tagliare corto. Dopo quasi tre ore di spettacolo, è chiaro anche al più sprovveduto degli spettatori che Lorenzo Milani secondo Leo Muscato rappresenta invece il principio del Tutti per l’educazione. E’ “Vangelo secondo Lorenzo”, in scena al Teatro Franco Parenti di via Pier Lombardo 14 a Milano solo per tre giorni – dal 16 al 18 aprile. Anni difficili quelli di Lorenzo Milani, fatti di contrapposizioni politiche forti tra democristiani e comunisti in guerra fredda e un’Italia tutta infervorata in questa bipartizione del mondo. E poi ci sono loro, i poveri, gli operai, i contadini. Di loro si occupa Lorenzo Milani, giovane prete dalle idee moderne, che in Toscana si inventa la scuola operaia. Un successo, l’educazione portata a misura d’uomo, attraverso la lettura dei quotidiani, la scrittura collettiva, il ragionamento a partire dall’esperienza di tutti i giorni. Una sorta di pedagogia dal basso che trasforma la cultura e la rende digeribile a chi non se ne sarebbe mai

cibato. Un successo tale che le gerarchie porporate lo esiliano in un luogo montano che neppure c’è sulla carta geografica.
Non basta e non serve. La battaglia continua anche lì. Nascono proprio così tante delle pagine celeberrime del Milani, come la splendida “Lettera a una professoressa” destinata a quella prof che ha bocciato gli studenti-operai ma rivolta in realtà a una intera generazione di educatori.
Lo spettacolo, per la regia di Muscato – che ne è autore insieme a Laura Perini – rappresenta tanti quadretti della vita di Milani, secondo una partitura nettamente bipartita per stili. Nella prima parte dello spettacolo, domina il tono descrittivo quasi agiografico, omaggio dovuto a un uomo e alla sua esperienza non sufficientemente impressi nella consapevolezza di chi oggi è clero o maestro.
Il secondo tempo decolla, la figura si demitizza a favore di chiaroscuri, tormenti e difficoltà. Ne nasce lo spaccato di un’epoca chiaramente lontana per contesti e obiettivi, ma tanto vicina a noi per problematiche di fondo. Oggi come allora, chi si occupa di chi sta ai margini?
La parola. Ecco il filo conduttore che cuce insieme tutti questi molteplici spaccati di vita. Ce n’è tanta e talvolta molto densa, attinta dagli scritti del Milani e non solo. La parola è centrale nella fede per chi ce l’ha, ma è soprattutto centrale nel processo di riscatto dai margini a favore di una autoaffermazione che comincia col chiamare per nome bisogni e diritti.