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Una drammaturgia incardinata su un avvicendarsi di battute, fra monologhi e dialoghi a due e tre personaggi, che si snodano lungo un ritmico sviluppo orchestrato su forme e moduli tipici della poesia: ricercando, dunque, una musicalità e un’immediatezza espressiva in grado di fare risuonare, con fulminea carica penetrativa, uno stuolo di concetti e discorsi sul nostro problematico vivere odierno.
In sintesi, ecco presentati i tratti salienti di FIATO CORTO. Un incastro di corti teatrali che nei pensieri del suo autore, Andrea Monti, risponde a un bisogno bruciante di liberazione da certi limitanti schematismi esistenziali indotti, o altrimenti autoimposti in modo inconscio, dovuti al quotidiano turbinio di relazioni e dinamiche sociali che la sovraeccitata epoca attuale tende a innervare di elementi funzionali a un pigro benessere di facciata, alimentato dalle foghe del consumismo con le sue illusive mode e modalità.
Quando, invece, nell’intimo delle persone premono energie e urgenze in cui vibra la voglia di emanciparsi da simili sistemi irreggimentati, per andare piuttosto in cerca di vitali e affrancate vie di pensiero e condotta. Dischiuse, quindi, a una sincera ed espansa connessione con un proprio intimo sentire; sempre in ascolto attento, comunque, del respiro e delle sintonie di chi si ha intorno.
C’è inoltre nel testo un’ulteriore gamma di risonanze, dettate dalla sua matrice metateatrale. Difatti la compagnia di personaggi protagonista dà conto di riflessioni sull’arte del teatro, sul mestiere difficile e magari mal gratificato dell’attore, su certi meccanismi creativi e d’organizzazione che spesso ne serrano la forza comunicativa e d’invenzione. Così, tra un «Fiato corto» e l’altro, si assiste al tentativo di siffatte figure recitanti di stravolgere il senso primario del flusso testuale che sono impegnate a rappresentare, cercando di prendere il sopravvento su di esso oltre che sulla regia che lo accompagna. Quest’ultima – come scrive Monti di suo pugno – viene allora «resa invisibile dalle sollecitazioni degli attori, sui personaggi, che con il rallentamento del respiro diventano sempre più sicuri del loro ruolo e pronti a uscire dallo schema imposto». Poiché «l’alternanza di comicità, assurdità, rabbia, frustrazione lavorativa e bisogno di astrazione» gli consente «di giocarsi la loro possibilità interpretativa»; mentre il pubblico può trovare continuamente «qualcosa a cui aggrapparsi per mantenere alto il livello di curiosità e tensione», grazie al mirato intervallarsi dei diversi interlocutori in scena.
Ne sortisce una drammaturgia dinamica, imprevedibile, fitta di suggestioni e che diverte. Nel senso proprio di questo termine: ossia che verte, volge, altrove. E, nella fattispecie, laddove vi sia gioia da condividere qui e ora.
(dp)

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Diretto dallo stesso autore, FIATO CORTO è andato in scena per la prima volta al Nuovo Teatro San Paolo di Roma il 17 novembre 2018 (leggi la recensione); con il disegno luci di Mauro Guglielmo, i costumi di Angela Di Donna e Mariagrazia Iovine, la supervisione musicale di Umberto Papadia e l’aiuto regia di Matelda Sabatiello; mentre nel cast di interpreti figurano Martina Barboni, Riccardo Benforti, Emanuele Boscioni, Francesco Casella, Diego Parente, Lisa Recchia e Giorgia Valeri che ha curato anche le coreografie. Per ogni altra informazione, si veda il website “nuovoteatrosanpaolo.it”.

Andrea Monti è regista, autore e attore teatrale. Allievo di Aldo Nicolaj e Maurizio Faraoni, dal 1994 continua ad affinare la sua scrittura orientandosi perlopiù su quella drammatica. Infatti sono numerosi gli spettacoli che ha scritto e prosegue a scrivere, spesso occupandosi di dirigerli per la scena. Anche se si afferma subito come creatore di racconti grazie ai riconoscimenti che, sul finire del secolo scorso, riceve in un paio di premi: cioè lo Studio12, nel 1997, grazie al racconto FUORI!; e, per due volte, quello della Condotta Romana di Slow Food ossia “Racconti di Vino” con le opere SENZA LANGUORE e C’ERA UNA VOLTA UN CAVOLO. In quel periodo, si laurea peraltro in Lingua e Letteratura Spagnola, presso la Terza Università di Roma nel 1998, con una tesi su Alfonso Sastre: noto drammaturgo e sceneggiatore contemporaneo fra i più rappresentati e premiati in Spagna. Diversamente, nel mezzo della sua formazione alla scuola teatrale di Faraoni, realizza ancora nel 1997 la sua prima regia: DOCCIA FREDDA. Dal 2003, invece, tiene corsi di scrittura teatrale e laboratori di recitazione in talune realtà del Lazio quali la Piccola Accademia di Stefano Jurgens, le Officine Teatrali e l’Officina Teatro XI. Nel 2006 fonda la webzine “TeatroTeatro.it” – di ampio seguito fra addetti e appassionati dell’arte scenica – con cui indice altresì il concorso “TeatroTeatro da Mangiare”, dedicato ai corti teatrali inerenti al cibo. L’anno seguente, scrive e dirige con Marco Massaccesi il serial in 10 puntate intitolato ZONA CRITICA, riguardante l’«infame mondo della critica cinematografica» e interpretato da Mauro Mandolini e Lisio Castiglia. Un biennio dopo fonda l’Associazione Culturale Accademia San Paolo per la divulgazione delle arti legate allo spettacolo dal vivo (cfr. www.accademiasanpaolo.com). Si susseguono, poi, alcuni suoi adattamenti concernenti alcuni classici della drammaturgia, di cui dirige anche le rispettive messinscene: ovvero FILUMENA MARTORANO (2011), versione in romano della celebre Marturano creata e scritta da Edoardo De Filippo; 6 PERSONAGGI (2014) dall’altrettanto famosa pièce di Luigi Pirandello coi suoi sei «in cerca d’autore»; e TRILOGIA DER SANGUE (2015) da tre tragedie di William Shakespeare. Dal 2014, sempre a Roma, è direttore artistico del Nuovo Teatro San Paolo, di cui cura la programmazione più le rassegne “Belli Corti” e “Belli Passi” rivolte rispettivamente ad autori teatrali e a coreografi; mentre dal 2012 è drammaturgo e regista della compagnia Dupla Carga (cfr. facebook.com/DuplaCarga). Con questa, negli ultimi anni, ha scritto e diretto diversi spettacoli quali: VERSO ME, PAPADIARIUM, SENZA AFFLATO, ASPETTANDO GODO e, oltre al citato FIATO CORTO, il donnesco FEMMINARIUM che è stato insignito come miglior testo alla rassegna romana del 2016 Testaccio Comic Off, ottenendo ottimi riscontri di pubblico e critica nel corso della successiva tournée nazionale. Di quest’anno, infine, è la creazione del bando “Belli Lunghi” che seleziona testi per il cartellone di drammaturgia contemporanea del 2019-20 del Nuovo Teatro San Paolo.