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Avete mai ballato il Tango con un’aspirapolvere? È una forma di ginnastica divertente, liberatoria ma può anche simbolicamente rappresentare la solitudine degli uomini di fronte alle macchine, dipende dal punto di vista, dal nostro rapporto con le macchine. TANGO GLACIALE RELOADED (1982 – 2018) progetto, scene e regia di Mario Martone, intrappola due uomini e una donna in una gabbia tecnologica, un meccanismo a orologeria fatto di luci, suoni, immagini che inondano lo spettatore. Ognuno può vedere all’interno di quel meccanismo le proprie paure o le proprie angosce, può cercare un effetto catartico. Passioni, emozioni, mutano, si trasformano innalzandosi dalla dimensione individuale a quella sociale. La casa distrutta, la corsa sui tetti, la fuga in mezzo alla strada nel traffico impazzito, il naufragio, tutto parla delle nostre schizofrenie contemporanee. Jozef Gjura, Giulia Odetto, Filippo Porro, (Fondazione Nazionale Della Danza Aterballetto) raccontano ora al microfono, ora in una drammaturgia di corpi, la nostra contemporaneità. La prima edizione dello spettacolo a cura del collettivo Falso Movimento, storico gruppo napoletano, ebbe un successo

notevole. Il gruppo si impose, in tal modo, sulla scena internazionale, presentando una nuova idea di teatro multimediale. Il lavoro era comunque un punto di arrivo di un lungo percorso, fatto di ricerca continua in tutti campi della rappresentazione scenica. Per questo motivo Tango Glaciale nel tempo ha rappresentato un esempio importante per chi si confronta con la multimedialità, l’esempio di una contaminazione, una speciale alleanza fra teatro e tecnologie. A partire da quella rappresentazione storica, l’uso teatrale delle tecnologie si è moltiplicato. A quel tempo gli interpreti erano tre attori: Andrea Renzi, Tomas Arana e Licia Maglietta, oggi in scena ci sono tre ottimi danzatori, la dimensione performativa e ritmica emerge con forza, questa la sfida del nuovo allestimento di Raffaele Di Florio e Anna Redi, un lavoro luminoso e dinamico. A distanza di trentacinque anni, si conferma l’idea della gabbia, della prigione in cui si muovono i protagonisti, gli interpreti sembrano ingaggiare una lotta continua con i luoghi e non luoghi scenici in cui sono inseriti, a volte vincono, spesso perdono, vittime di un sistema che li divora. «Una griglia spaziale crea dodici ambienti per dodici diverse scenografie con un sistema di architetture di luce realizzato con filmati e diapositive. Tre abitanti attraversano una casa: dal salotto alla cucina, dal tetto al giardino, dalla piscina al bagno. Un’avventura domestica dall’esterno all’interno dell’abitazione ma anche un viaggio figurato dall’ordinario al fantastico, dalla musica al suono, dal gesto al movimento». Oggi che la tecnologia sempre più collabora con il teatro, Tango Glaciale non ha più in seno un messaggio rivoluzionario, di rottura con il teatro classico ma diventa uno specchio di quello che siamo diventati.  Lo aveva annunciato già Antonio Newiller (drammaturgo, attore, nel 1986 entra nel collettivo insieme a Toni Servillo dando origine poi a Teatri Uniti) «(...) Luoghi visibili e luoghi invisibili, luoghi reali e luoghi immaginari popoleranno il nostro cammino (...)» Quali luoghi popolano il nostro cammino? Che cosa è cambiato nel panorama nazionale degli ultimi trent’anni e come rappresentarlo? Il Paese fa i conti con tante paure (da quella per l’immigrato, all’insicurezza) incertezze economiche, disagio esistenziale, narcisismo, insoddisfazione consumistica, senso di inadeguatezza di fronte ai mutamenti e alla velocità delle trasformazioni. Forse inserire nella drammaturgia (i testi sono di Mario Martone, Tomas Arana, Lorenzo Mango, Saffo, Bow Wow Wow, Joseph Beuys, Der Blau Engel)  anche la parola scenica di Newiller che aveva raccontato tutti questi deliri contemporanei, sarebbe stato un atto rivoluzionario, oltre che un omaggio a un grande artista scomparso troppo presto; oggi più che mai abbiamo bisogno di trovare un nuovo tempo, un nuovo inizio. Ci vuole un altro sguardo: «È tempo che l’arte trovi altre forme per comunicare in un universo in cui tutto è comunicazione. È tempo che esca dal tempo astratto del mercato, per ricostruire il tempo umano dell’espressione necessaria.» (Antonio Neiwiller Frammenti tratti da L'altro sguardo: per un Teatro Clandestino, dedicato a Tadeusz Kantor, maggio 1993 )
Milano, Teatro Franco Parenti, 15 - 19 Maggio 2019