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La Beat generation sta vivendo una nuova giovinezza in termini di interesse di media e ambienti culturali. Pregevoli pubblicazioni ricostruiscono quella specialissima temperie artistico-letteraria, il cinema ha provato a divulgarla, l’editoria non cessa di pubblicare i grandi nomi del movimento come Allen Ginsberg. Il Teatro Franco Parenti (via Pier Lombardo, 14 a Milano fino al 30 maggio 2019) affida al mostro sacro della scena, Ferdinando Bruni, il difficilissimo compito di portare in scena un testo non proprio noto a tutti, “Kaddish”. Chi è più adatto, dopo aver conquistato il pubblico con le sue versioni di Rimbaud, Poe e Salinas? Verboso, strabordante, intensissimo come è solito alla penna di Ginsberg – che per di più scrisse questo testo ispirato da droghe psicotrope -, ma altrettanto inadatto alle scene, verrebbe da pensare. Il miracolo riesce a Bruni che, per la regia di Francesco Frongia, immagina un reading poetico sui generis. L’attore lombardo entra in scena assiepato dietro a

una scrivania carica di oggetti, tra cui vecchi tv color catodici che supportano lo spettacolo con vecchie immagini. Poi inizia la trasfigurazione. Come in un flusso di coscienza, le parole si fanno copiose. Il ritmo è ora intimistico, ora evocativo della liturgia cristiana con quel nonsoché di scandito e ineluttabile, ora si fa declamazione del talmud, ora melodia jazz. La storia è nota, la vicenda tremenda della degenerazione mentale della madre. Appena adolescente, la accompagnò in un lungo viaggio dal suo terapeuta, prendendo contatto con la metamorfosi della donna a causa della malattia. Il suo corpo denudato, la sua immobilità a letto nei momenti più duri, l’anelito materno e il contatto con il grottesco dell’esistenza. Mamma Naomi attivò un turbamento così profondo da ispirare questo poema drammatico.
Bruni diventa Ginsberg, ne acquisisce la febbricitante cadenza espressiva, i balzi abbacinanti dalle vette poetiche al male di vivere, passando per il puzzo, la noia, la solitudine e il degrado. E’ questa la genialità della penna Beat, saper contenere alla maniera dantesca tutto e il suo contrario, con parole moderne e scarne quanto musicalmente ineccepibili. Moderne.
Uno spettacolo non per tutti, richiede il coraggio di lasciarsi prendere dal flusso della corrente verso una meta disastrosa. Allucinato ma inevitabile.

Foto Laila Pozzo