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Come ormai da ventuno anni, la riapertura nel centro storico medioevale e nel porto antico del festival genovese “SUQ donne isole frontiere” è come riportare l'orologio della città ai secoli in cui dalle banchine 'aperte' sul mediterraneo fluivano razze e colori, persone e culture che andavano inevitabilmente e direi necessariamente, ora come allora, a mescolarsi negli stretti vicoli che salivano rumorosi verso la collina, ora come allora dicevo, ma forse allora con meno cattiveria e con quel più di interesse che mescolava la curiosità ai commerci. Dal 14 al 24 giugno il festival vuole e riesce a risvegliare quella antica curiosità ed interesse, miscelata io credo con lo stesso sangue multicolore degli italiani, e che quegli stessi italiani talora sembrano aver dimenticato. Una occasione rara e

suggestiva. All'interno delle diverse iniziative del festival è come incastonata la “Rassegna Teatro del Dialogo”, appunto, che ha presentato in prima nazionale questa  drammaturgia 'di scambio' ispirata agli scritti di Nuto Revelli, in particolare a “L'anello forte” dedicato al mondo antico e forse immutato delle donne che regolano ed alimentano qualsiasi famiglia e comunità, nel suo restare sempre se stessa e nel suo continuamente cambiare.
Due madri si confrontano e così entrano in un rapporto profondo nel corso della preparazione del matrimonio, misto e dunque “inusualmente colorato”, dei loro figli. Da questo confronto incontro riemergono le storie personali, il ciclo del generare e quello delle generazioni, in una sorta di ribaltamento e trasfigurazione dell'immagine che la società spesso ha imposto alle e sulle donne e che queste, altrettanto spesso, hanno mutato e dunque appunto rigenerato.
Storie di filandere e di migranti, di matrimoni per procura e di matrimoni concordati come fatto prima comunitario e poi personale, storie di streghe e di guarigioni, favole e sogni cifrati in una lingua che solo le donne conoscono.
La lingua del passaggio infinito, da madre a figlia e da questa ai figli in arrivo, con l'uomo, padre marito o figlio, sullo sfondo che deve sapersi tenere alla giusta rispettosa distanza per essere ammesso a costruire il futuro.
Ideato da Carla Peirolero, scritto ed interpretato dalla stessa Carla Peirolero insieme a Bintou Quattara e Irene Lamponi, che ha anche curato la drammaturgia.
Regia di Enrico Campanati, con scenografia di Arianna Sortino, luci di Federico Canibus e fonica di Edoardo Ambrosio.
Una produzione Suq Festival tra i banchi della bellissima chiesa di San Pietro in Banchi da sabato 15 giugno a lunedì 17 giugno. Grande l'interesse e l'apprezzamento del pubblico presente.

foto Max Valle