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Solo in scena. Con una sedia, qualche spartito sospeso in aria dal vento della fantasia e con la forza della sua voce, per raccontare agli spettatori una storia, una vita, una figura straordinaria. L’attore ragusano Giovanni Arezzo ha proposto sul palcoscenico di “SpiazZo”, a Catania, l’atto unico “Chet!”, nato da un’idea dello stesso Arezzo e di Laura Tornambene, autrice ed anche regista. Giovanni Arezzo in scena veste i panni di Martin, il primo e unico amico di una icona del jazz  mondiale, il trombettista e cantante, Chesney Henry “Chet” Baker Jr., nato a Yale il 23 dicembre 1929, famoso per il suo stile lirico e intimista e per essere stato tra i principali esponenti del genere conosciuto come “cool jazz”. Arezzo, nei panni di Martin, apre e chiude lo spettacolo parlando della tragica data del 13 maggio del 1988 quando, alle tre del mattino, il musicista venne ritrovato cadavere ad Amsterdam. Era sotto effetto di droghe oppure fu spinto dall'ennesimo spacciatore di cui era debitore? La sua morte venne classificata come incidente, ma il mistero resta. Quando è morto Chet aveva 59 anni, ma ne dimostrava 80 per la sua vita sconsiderata ed in balia dell’eroina. Lo spettacolo, in circa 80

minuti racconta la vita di Chesney Henry Baker jr, più noto come Chet Baker, racconta la crescita, il carattere, la voglia di libertà, l’amore per la musica, lo straordinario talento, le storie d’amore, i problemi con la droga, la solitudine dei suoi occhi, fino alla morte.
Arezzo nei panni di Martin, intervallato a tratti da qualche brano di Chet come i celebri “Almost Blue” o “My Funny Valentine” si agita, racconta, ruota attorno alla sedia in scena, urla, sussurra l’incredibile vita del mito Chet, una esistenza dai contorni incredibili, vissuta con il suo immenso talento, ben presto offuscato da problemi di eroina  presto diventata la sua abituale compagna e causa principale della sua parabola discendente
Armato di entusiasmo e di amore per la storia avvincente del grande trombettista e cantante, Giovanni Arezzo, tra una miriade di ricordi, ripercorre quindi la vita e tutto ciò che rimane del grande Chet, artista, personaggio che ancora oggi incanta, fa sognare con la sua inseparabile tromba e con la sua voce da cowboy triste e solitario che quando si esibiva faceva subito stage di cuori. Arezzo, nei panni di Martin, si addentra anche nel carattere, nei segreti di Chet, nei misteri di quella notte del 13 maggio 1988 e di quelle note così malinconiche, di quel suo vizio che lo consumava, di quella tristezza, insofferenza e solitudine che solo la sua inseparabile tromba - “sorseggiata” come una bottiglia di brandy - riusciva  a placare. E nel finale Giovanni Arezzo dopo aver regalato al pubblico un ritratto a tutto tondo dell’impenitente e dolce musicista, congeda tutti con una delle più famose rielaborazioni della canzone “Almost Blue”, che sussurrava: “Flirting with this disaster, became me...” ovvero “Flirtando con questo disastro sono diventato io”.
La pièce, a tratti eccessivamente biografica, potrebbe acquistare più scorrevolezza e consistenza inserendo magari più interventi musicali dal vivo, ma rimane -  comunque - preziosa in quanto omaggio ad un pezzo di storia della musica jazz, ad uno dei più noti, maledetti, malinconici e sofferenti trombettisti e cantanti.  
Applausi finali per l’autrice e regista Laura Tornambene e per il rigoroso interprete Giovanni Arezzo: entrambi in una sera hanno fatto rivivere il genio e la sregolatezza di Chet, musicista timido e spregiudicato che, volando dalla finestra di un hotel, si è lasciato alle spalle una vita di grande musica, di grandi incertezze e debolezze, prigioniero forse di un sogno di eterna gioventù.

CHET!
“flirting with this disaster became me”
atto unico per attore solo
di Laura Tornambene
con Giovanni Arezzo
Regia Laura Tornambene e Giovanni Arezzo
Rassegna estiva SpiazZo - Catania – 19 Luglio 2019