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Siamo cultura. Noi siamo in gran parte cultura, memoria, storia. E non si tratta solo di accertarla nella diacronia questa realtà, ovvero nel dispiegarsi lineare dei tempi, ma di saperla cogliere in tutta la sua efficacia e operatività nella sincronia, nell’intensità di un istante, nella complessità di ogni istante. Siamo cultura e nulla di quanto facciamo e viviamo può essere escluso da questo assunto: nulla, né nel contesto della vita privata, né in quello della vita pubblica, a qualsiasi livello. Questa breve premessa per raccontare de “La notte della Luna” lo spettacolo, di e con Silvia Ajelli e Rosario Tedesco, che ha debuttato il 20 luglio scorso nel contesto delle Orestiadi di Gibellina 2019. Si tratta di un lavoro che ripercorre, a cinquant’anni di distanza, le tappe di avvicinamento e quindi il celeberrimo sbarco dell’uomo sulla luna, avvenuto la sera del 20 luglio 1969. Al racconto partecipe ed emozionato di questa straordinaria vicenda (la spedizione statunitense dell’Apollo 11 e degli

astronauti Armstrong, Aldrin e Collins) si affiancano e integrano alcune pagine della migliore storia culturale e letteraria italiana, quasi a indicare che non è soltanto la scienza e la tecnologia che hanno determinato quella meravigliosa impresa tecnologica, ma tutta la cultura occidentale che nei secoli l’ha sognata, desiderata, preparata. Si tratta della dolorosissima, ma straordinaria, vicenda (culturale, politica, religiosa) di Galileo Galilei, si tratta dei versi barocchi e sognanti di “Lunaria” di Vincenzo Consolo e ancora del “Dialogo della Terra e della Luna” di Giacomo Leopardi. Come si vede chiaramente sono pagine di diversa importanza e levatura ma i due autori e protagonisti sono abili se non ad amalgamarle, quanto meno a giustapporle con eleganza e intelligenza costruttiva. Ecco, se c’è una qualità che rende questo spettacolo interessante è il suo principio costruttivo che lo anima e ne sostanzia la forma: si tratta del ritmo. Il ritmo dell’azione, il ritmo del dialogo dei due attori/narratori sia con la dimensione diacronica, sia con quella sincronica dell’evento, ovvero con le diverse tappe di svolgimento dell’allunaggio e con le diverse componenti culturali che, ben oltre la sua evidente importanza  scientifica e tecnologica, l’hanno reso un evento capitale nella storia dell’umanità. Il ritmo dunque, e non è poco: il ritmo che rende teatro la narrazione di fatti veri e che rende possibile l’integrarsi di tale narrazione con pagine di riflessione filosofica e letteraria. In questo contesto dispiace che nella parte finale dello spettacolo (quella relativa alle pagine leopardiane) i due artisti abbiano deciso di leggere: si tratta di un evidente difetto perché, seppur provino a mantenere costante il ritmo, appare evidente che cambiando la natura del gesto teatrale - da recitazione a lettura – cambia e diminuisce sensibilmente la potenza comunicativa dello spettacolo.

La notte della luna. Di e con Silvia Ajelli e Rosario Tedesco. Regia di rosario tedesco. Prima Nazionale per Orestiadi 2019. In collaborazione con Festival Teatro dei due mari, in occasione dei cinquant’anni del primo sbarco sulla Luna. 20 luglio 2019.
Crediti fotografici: Fondazione Orestiadi di Gibellina.