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Ci sono spettacoli teatrali che, oltre a presentarsi per quel che sono, nella loro tessitura di senso e forma, di soggetto e intreccio, di emozioni e pensiero, collocano il dialogo col pubblico, e quindi la loro stessa possibilità di esistenza, su un livello più alto di riflessione estetica e critica, un livello che appare subito evidente, operativo, immediatamente significativo. Sono spettacoli certo, ma sono anche riflessioni estetiche condotte attraverso il gesto creativo della realizzazione di uno spettacolo. Occorre aver presente questa occorrenza nel momento in cui si scrive di “Da parte loro nessuna domanda imbarazzante” lo spettacolo della compagnia romagnola “Fanny &Alexander” che, sin dal ’92 quando è nata ad opera di Luigi de Angelis e Chiara Lagani, è stata punto di riferimento della ricerca

teatrale Italiana. Lo spettacolo ha debuttato nel 2017 ed è andato in scena il 21 luglio scorso, nel contesto delle Orestiadi di Gibellina 2019. In scena ci sono Chiara Lagani e Fiorenza Menni, la regia è di Luigi De Angelis, la cura delle musiche e del suono è di Vincenzo Scorza. Si tratta di uno spettacolo costruito, con intelligenza teatrale e sguardo contemporaneo, su un episodio tratto dal primo romanzo della serie de “L’Amica Geniale” di Elena Ferrante. In fondo potremmo fermarci qui, perché davvero, tolti molti altri elementi che pur sono rilevanti (ovvero lo sguardo bambino sul mondo, l’incipiente reificazione del vivente e l’umanizzazione della materia, il metodo – discutibile - della recitazione etero diretta, la recitazione straniata, la cura del gesto di derivazione coreografica, ‘intensificazione della parola), l’aspetto che appare maggiormente notevole è la costruzione del soggetto stesso dello spettacolo. Si parte dalla capacità di leggere l’intero romanzo nel suo senso profondo e unitario e si arriva alla capacità di estrarre con esattezza non tanto un segmento narrativo, ma un episodio che ha natura di accadimento teatrale. Ecco nella prima parte di questo lavoro è tale aspetto che colpisce soprattutto, ovvero la capacità (rara nella ricerca teatrale contemporanea) di ridefinire e intensificare drammaturgicamente una vasta narrazione: in questo caso il racconto delle due bambine amiche che smarriscono in un sotterraneo oscuro le loro bambole. Nella seconda parte dello spettacolo la prospettiva si ribalta fantasmagoricamente, lo straniamento si radicalizza: adesso sono le due bambole a relazionarsi col mondo degli umani, a osservarlo, a esprimerlo poeticamente. Il mondo si “reifica” definitivamente, eppure questa reificazione, per quanto misteriosa, non vuole apparire come una sottrazione di umanità, ma anzi come una definitiva presa di coscienza del mondo. Una rinnovata consapevolezza che ci parla, che ci racconta poeticamente, che non scappa di fronte alla realtà e che non necessita,  appunto, di “domande imbarazzanti” (la citazione, leggera e colta insieme, è della Szymborska) su cosa siamo diventati, sul nostro essere profondo.

Da parte loro nessuna domanda imbarazzante
Progetto ispirato a “L’amica geniale”, liberamente tratto dalla quadrilogia di Elena Ferrante, Edizioni E/O,  con Chiara Lagani e Fiorenza Menni. Ideazione di Luigi De Angelis, Chiara Lagani e Fiorenza Menni. Drammaturgia di Chiara Lagani, regia e progetto sonoro di Luigi De Angelis, cura del suono di Vincenzo Scorza, costumi Midinette. Produzione E/Fanny & Alexander, in coproduzione con Ateliersi, testi della prima parte: brani da L’amica geniale di Elena Ferrante. Testi della seconda parte: di Chiara Lagani (liberamente ispirati a Lyman Frank Baum, Toti Scialoja, Wislawa Szymborska).
Crediti fotografici: Orestiadi di Gibellina.