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Il pubblico che aveva assistito alla prima parte di ANGELS IN AMERICA, intitolata “SI AVVICINA IL MILLENNIO”, parla, commenta, si confronta nel foyer del teatro Mercadante di Napoli e di certo invoglia chi sfortunatamente non era presente alla prima puntata.  Il 23 Febbraio  lo Stabile napoletano ha ospitato “ PERESTROIKA”, seconda parte del famoso lavoro

di Tony Kushner, in scena in Italia con la straordinaria regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani. Le 3 ore e mezza di spettacolo non spaventano il pubblico reduce dalla prima puntata e nonostante all’inizio i nuovi spettatori possano sembrare perplessi, sin dai primi momenti  rimangono ipnotizzati da attori, messa in scena e tematiche. Protagonista assoluto: l’AIDS. Tutti i personaggi ne rimangono colpiti, invischiati, fregati, contagiati, illuminati, ispirati. La morte imperversa in tutto lo spettacolo, crea le storie, gli esiti, gli amori. Il nuovo millennio era giunto a fine spettacolo, nella prima parte, attraverso un angelo. Personaggio angosciante e ironico allo stesso tempo, è interpretato da una donna dalla voce lugubre e sensuale che riesce a far raggiungere un’estasi orgasmica ad un omosessuale e ad una donna. Gli spettatori si ritrovano catapultati in storie molteplici che creano una matassa di dolore che si dipana durante le lunghe ore dello spettacolo. La lunghezza è necessaria e fondamentale: aiuta profondamente a comprendere tutto, a scostare il velo di ironia che copre il dolore della società contemporanea. Allestimento dallo stile “newyorkese”, sfrutta le pareti bianche e spoglie della scena per usare dei proiettori che rendono i molteplici cambi di scena, l’alternanza tra realtà e sogno, tra vita reale e vita ultraterrena. Gli attori sono incastri perfetti, nei movimenti, nelle voci, nei cambi. Non c’è una mancanza. Riassumiamo velocemente il tutto: Roy Cohn è un vecchio avvocato che aveva mandato a morte, durante il maccartismo, la famiglia Rosenberg. Si ammala di AIDS ma si rifiuta di ammetterlo o meglio, un avvocato di tale fama non può ammetterlo. Il destino lo incolla morente e furibondo ad un letto di ospedale, accudito dall’infermiera-travestito di colore Belize. Razzista e odioso dovrà dipendere da Belize, il suo opposto, ciò che l’avvocato ha sempre combattuto e rifiutato. Roy ha una relazione omosessuale  con Joe, sposato con Harper, giovane moglie che ha rifiutato per fidanzarsi precedentemente con Prior. Un tempo Prior e Louis avevano una relazione omosessuale e Louis non ha mai digerito questo tradimento.  Anche Belize era un ex amante di Prior. Capiamo bene che il virus dell’AIDS lega indissolubilmente le vite di tutte queste persone, che per amore, interesse, per il caso o per convenienza, si contagiano a vicenda, destinandosi tutte alla morte. Il ruolo di messaggero e profeta moderno viene assegnato a Louis, che si ritrova al centro di un mondo centrifugato, in cui non si comincia più a capire dove tutto abbia avuto inizio, perché e per colpa di chi. La quotidianità viene scandita dall’incubo della “Lesione Numero Uno”, il primo sintomo dell’AIDS e tra corpi malati e anime stanche assistiamo alla “resurrezione” di un peccatore. L’analisi del concetto di religione qui è profonda e sconvolgente: l’angelo donna, nero come la pece e forse più diabolico che santo, più terreno che divino, conduce Louis in presenza del Consiglio Supremo. Dio? No, troppo facile. Anziani barbuti provenienti da diverse epoche vengono proiettati, sul fondo della scena. Sagome giganti che si muovono, parlano, che non comprendono assolutamente l’uomo ma che lo obbligano a portare un messaggio. Un omosessuale malato di AIDS diventa il profeta moderno e si chiede urlando  perché questo gravoso compito, perché proprio lui, simbolo di un piccolo uomo che la religione ha tacciato di peccato e ha escluso dalle sua fila. Non si parla della religione cristiana,  ma da quella ebrea a quella dei mormoni tutte vengono ridicolizzate, rese vacue in una modernità che deve combattere ogni giorno a fianco di una “religione” ben più difficile da gestire. La malattia, gli ospedali, il virus, nuove preghiere del nuovo millennio. E mentre l’uomo nella sua sessualità mascolina viene praticamente eliminato, poiché ognuno di questi personaggi se non è donna, è omosessuale,  la vita  ricomincia e continua sulla Terra, in un nuovo Millennio dalle fattezze americane ma sicuramente universale. Si può ricostruire un nuovo futuro da una malattia? Si può comunque sopravvivere a tutto questo? Il profeta omosessuale Louis è simbolo di ciò che potrebbe essere e forse già è.
I personaggi sono tutti in scena, guardano al passato e al futuro e non si distinguono i vivi o i morti, gli umani dagli angeli. Questo lavoro lascia un messaggio profondo agli spettatori di qualsiasi età, una riflessione che spesso viene rimandata ad un futuro che è già arrivato. Alcuni si soffermano un attimo prima di uscire dal teatro, commentano sottovoce, rimangono perplessi, dicono di ricordare l’ultima scena del film “City of angels”. Gli applausi hanno sostituito parole superflue.

Angels in America parte II - Perestroika
di Tony Kushner
traduzione Ferdinando Bruni
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
con Elio De Capitani, Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Cristina Crippa,
Cristian Giammarini, Edoardo Ribatto, Fabrizio Matteini, Umberto Petranca,
Sara Borsarelli, Ferdinando Bruni (voce registrata)
scene Carlo Sala
video Francesco Frongia
costumi Ferdinando Bruni
luci Nando Frigerio
una produzione Teatridithalia ed Emilia Romagna Teatro Fondazione, con il contributo di Next – Laboratorio delle idee per oltre il palcoscenico