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Su una piccola piattaforma rialzata, a due metri da terra, di poco meno di un metro per un metro, il camaleontico Pier Giuseppe Di Tanno ha presentato al Centro Zo di Catania, come primo appuntamento della rassegna “Altrescene”, il monologo “Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? l’innovativa ed intrigante pièce di Roberto Latini, testo de-costruito e tratto da “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello. Il protagonista, Pier Giuseppe Di Tanno, che interpreta tutti e sei i personaggi pirandelliani, è stato scelto per rappresentare il percorso di approfondimento con la drammaturgia pirandelliana dopo “I Giganti della montagna”.  E’ una produzione Fortebraccio Teatro con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi e con il contributo di MiBACT e Regione Emilia-Romagna, drammaturgia e regia di Roberto Latini, musica e suono di Gianluca Misiti, luci e direzione tecnica di Max Mugnai, assistente alla regia Alessandro Porcu, consulenza tecnica Luca

Baldini, collaborazione tecnica Daria Grispino.
Roberto Latini riesce, ad attraversare la condizione metateatrale dei sei personaggi pirandelliani, per incontrarli nella smania della loro rivelazione, che li porta in scena: viene così rimarcato il conflitto tra finzione e realtà, tra vita vera e morte a cui sono destinati i personaggi che chiedono di diventare “vivi”.
La visione registica di Roberto Latini propone al pubblico, , in circa sessanta minuti, un solo attore protagonista (l’istrionico e validissimo Pier Giuseppe Di Tanno (Premio Ubu 2018 come miglior Attore/Performer Under 35) collocato su un alto trespolo davanti ad un fondale di tela bianca, con una sinistra maschera da teschio sugli occhi, gorgiera al collo, canottiera bianca, pantaloni aderenti e plastificati, piedi nudi, mani con unghie colorate. Tutto inizia con la battuta citata nel sottotitolo, ovvero: “E dunque, perché si fa meraviglia di noi?”  e questa battuta introduce alla questione centrale, quella del personaggio, dei personaggi, dei sei personaggi, come creature.
Di Tanno sul piano strettissimo del piedistallo si dimena, si agita e, di vol­ta in vol­ta, diventa il Pa­dre, il capocomico e an­co­ra il Fi­glio, la Fi­glia­stra e la Ma­dre. Nel suo monologo l’attore-narratore, spesso in modo ambiguo, racconta la storia della famiglia che fa visita a Pirandello, in cerca di un autore che metta in scena la loro realtà e Pirandello la fa incontrare con un capocomico e gli attori della sua Compagnia teatrale in prova.
L’attore/performer, snocciola, agitando mani e braccia, con inginocchiamenti e alzate del corpo, offre allo spettatore, incuriosito, coinvolto dalla rappresentazione, le voci di tutti i personaggi, raccordati da passaggi narrativi, giocando su più piani la propria voce, intervallato ogni tanto da un potente ventilatore, posizionato alle sue spalle, che soffia vento sul fondale. Ad un certo punto della pièce si alza un velario nero su cui appaiono proiettate parole autonome (Realtà, Finzione, Personaggio, Rappresentare), per consentire al personaggio di cambiarsi dopo aver mostrato di quanto sudore si sia impregnata, strizzandola, la sua canottiera.
Nella parte conclusiva dello spettacolo il protagonista ritorna in scena indossando una giacca bianca e riprende il racconto, parla in un microfono sospeso dall’alto e declama il monologo della figliastra. Il piedistallo di prima, gettato a terra, diventa una bara rimandando alla vasca in cui la bambina annega ed ecco che il giovane interprete dà vita, in inglese, al dialogo dei becchini del V atto dell’Amleto mentre sono alle prese con il cadavere di Ofelia. La Bambina di Pirandello annega così come annegò l’Ofelia di Danimarca. In un improvviso pa­ral­le­li­smo si ac­co­sta­no quindi  i due dram­ma­tur­ghi e le loro ope­re con i ri­man­di alla di­men­sio­ne del tea­tro nel tea­tro: il prin­ci­pe di Da­ni­mar­ca che du­ran­te lo spet­ta­co­lo in­sce­na la mor­te del pa­dre e i per­so­nag­gi che ri­vi­vo­no le loro sven­tu­re af­fin­ché gli at­to­ri le pos­sa­no co­no­sce­re.
Poi sulle note di “Midnight, the Stars and you”, standard da sala da ballo degli anni Venti, composto da Ray Noble e cantata da Al Bowlly,  si sentono registrati i versi del Padre: “Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre, chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo d’intenderci; non c’intendiamo mai!”. E poi arriva anche il finale a sorpresa: il protagonista rientra in scena spingendo una diabolica macchina "sputaschiuma" che lo investe catapultandolo dentro la tomba diventata vasca.
Proposta innovativa, geniale, anche se a volte spiazzante, quella di Roberto Latini in linea con le sue ultime produzioni. Alla riuscita dello spettacolo contribuiscono le musiche di Gianluca Misiti ed il gioco luci di  Max Mugnai. Una nota a parte la prova muscolare e attorale di Pier Giuseppe di Tanno, che ha pienamente meritato i prolungati applausi che, alla fine, il pubblico gli ha riconosciuto.

Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi?
da “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello
Drammaturgia e regia di Roberto Latini
con Pier Giuseppe Di Tanno
Musica e suono Gianluca Misiti
Luci e direzione tecnica Max Mugnai
Assistente alla regia Alessandro Porcu
Consulenza tecnica Luca Baldini
Collaborazione tecnica Daria Grispino
Produzione Fortebraccio Teatro
Compagnia Lombardi-Tiezzi
con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi
con il contributo di MiBACT, Regione Emilia-Romagna
Rassegna “Altrescene” - Centro Zo di Catania - 6 Ottobre 2019