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Quando essere un visionario, da essere perduti nella propria immaginifica fantasia, come in genere si tende oggi a supporre, diventa una pratica concreta attraverso la quale il teatro può ritrovare più autentica condivisione, quelle radici comunitarie che, nella esasperata specializzazione e divisione dei ruoli, ha un po' perduto e che ora rimpiange. Questo  libro, ancora carico sin nella sua veloce scrittura dell'entusiasmo iniziale, ci racconta una esperienza, l'esperienza “sul campo”, si sarebbe detto un tempo, di una donna e di un uomo di teatro, Lucia Franchi e Luca Ricci fondatori di CapoTrave/Kilowatt, da sempre attenti alla connessione, semplice ma anche misteriosa, tra artista e spettatore in questo fare estetico, inevitabilmente plurimo se non collettivo, che è il teatro. Ci racconta dunque della nascita e dello sviluppo, nel contesto del Festival Kilowatt di SanSepolcro, della struttura dei “Visionari” appunto, un gruppo di cittadini/spettatori cui è affidato il compito di selezionare una parte degli spettacoli partecipanti. Sembra una cosa in fondo di ordinaria amministrazione, ma che in realtà, quasi con sorpresa degli stessi suoi promotori, è apparsa in grado, come ben spiegano gli autori, di mobilitare energie ed innescare processi e relazioni anche contrastanti non solo tra spettatori ed artisti, ma anche dentro la comunità degli spettatori e dentro la stessa comunità degli artisti, chiamati a confrontarsi in quelle relazioni fino quasi a metterle in discussione. Non solo di questo il libro da conto, ma anche delle sorprendenti ramificazioni attivate e scoperte, in Italia ed in Europa, fino a trovare sistematizzazione all'interno del progetto europeo “Be SpectACTive”. Un libro interessante, capace di guardare e di far guardare con interesse dietro prassi e parole praticate prima che i termini “Audience development” e “Audience engagement” diventassero correnti per presto usurarsi.

Lo spettatore è un visionario
di Lucia Franchi e Luca Ricci
Editoria & Spettacolo 2019
pagg. 166 € 15,00
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