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Sei finalisti, scelti faticosamente tra gli oltre 100 partecipanti, dal 12 al 14 dicembre tre giorni intensi di spettacoli al Teatro Akropolis di Genova Sestri Ponente, due menzioni speciali e ovviamente un vincitore, questo il bilancio ampiamente positivo di INTRANSITO, rassegna biennale di teatro under 35 organizzata dal Comune di Genova e giunta alla sua quarta edizione. L'organizzazione tripartita di Teatro Akropolis, titolare degli spazi scenici, di La Ghascona e di Officine Papage ha garantito una ribalta non usuale ed un sostegno notevole alle giovani risorse che il teatro italiano ancora mette in campo, ricche di entusiasmo ma soprattutto di idee, e ci ha dato la possibilità di conoscere complesse e articolate capacità di scrittura drammaturgica e di interpretazione scenica.
Soprattutto drammaturgia contemporanea della parola, dunque, modalità talvolta scarsamente valorizzata nel panorama teatrale nazionale e non solo all'interno delle programmazioni dei festival

estivi. Prima però di trarre un bilancio complessivo dell'evento, credo sia opportuno soffermarci un po' sui finalisti.

STAND STILL YOU EVER-MOVING SPHERES OF HEAVEN
Interessante studio sulle capacità simboliche e metaforiche della sonorità, oltre il significato, delle parole e sulle capacità segniche del corpo e delle mani in particolare, costruisce una sorta di partitura ritmica in inglese, all'interno della quale la comunicazione di senso prescinde e supera inevitabilmente la comprensione logica per costruire esteticamente un mondo di immagini e di suggestioni. Di e con Chiara Tavani e Henrique Furtado Vieira, presso Associazione UOT. Light design Eduardo Abdala.

ANCHE I CORI RUSSI MI CONSOLANO. ODE A UN PADRE MILITANTE
Ironica tragicommedia in un mondo che sembra in dissoluzione, un mondo di impegno e militanza che forse non hanno mai conosciuto ma che i personaggi sembrano incerti tra il rimpiangere ed il voler dimenticare. Un padre e quindi una generazione che ci abbandona, non volendo forse, ma che sembra non poterci lasciare nulla. Due figlie che vorrebbero recuperare un passato che non hanno vissuto per costruire un futuro che manca. Scritto con efficacia tra ironia e nostalgia, con sintassi che sfumano nel pamphlet, pur con qualche occasionale incoerenza sintattica e narrativa. Buona la recitazione che evita ogni naturalismo. Scritto e diretto da Mariagiulia Colace, con Alessandro Cosentini, Mariagiulia Colace e Maria Silvia Greco. Compagnia Alluma.

ASPIDE. GOMORRA IN VENETO
Narrazione di realtà che però non è teatro inchiesta, cercando infatti di soffermarsi ed approfondire atteggiamenti psicologici, sentimenti e affetti coinvolti e stravolti da vicende di crisi economiche e  di Mafia in Veneto, terra che, come l'Emilia del “Va Pensiero” delle Albe, se ne credeva immune. Tra questi sentimenti è la paura il filo conduttore di un racconto sospeso tra due donne, la moglie di una vittima di usura e omertà, e la giornalista che ne deve scrivere (per compiere il salto di qualità), e comunque sempre ancorato a verbali e sentenze. Un lavoro interessante, ben organizzato nel transito scenico. Di Tommaso Fermariello, con Gioia D'Angelo e Martina Testa. Compagnia Archipelagos Teatro, con il sostegno di “Libera contro le mafie”.

ASSENZA SPARSA (nella foto)
La capacità di trasfigurare la realtà per individuarne e quasi secernere un senso condiviso, oltre l'apparenza e verso zone profonde di noi stessi, spesso dimenticate se dolorose, è a mio avviso una qualità del buon teatro. Un corridoio, sorta di sala di attesa. Oltre la soglia il dolore che ci potrebbe travolgere se non ne ricavassimo un qualche significato, per noi e per gli altri. La morte come assenza, come attesa senza risposta. Ma soprattutto, ed è questa una qualità precipua dello  spettacolo, una assenza che non è solo la morte, ma anche la non presenza in una relazione, in una rete di relazioni, che è un essere senza esserci, che è irraggiungibile lontananza. Dentro e tra questi luoghi la nostra mente e la nostra anima lancia messaggi e stringe legami tra passato e futuro mentre il discorso sembra esplodere, eppure si mantiene straordinariamente lucido. Ispirato ad una vicenda vera e personale è una drammaturgia che sa distillare momenti di riflessione oltre la contingenza, unendo in uno schema quasi metafisico esistenze che, incontrandosi per caso, riescono a comprendersi. Un bel lavoro, per drammaturgia e scrittura scenica, capace di costruire luoghi dello spazio e del tempo e di dipingere riflessi della mente con pochi oggetti di scena. Di e con Luca Oldani (in voce medici degli ospedali di Pisa e Sarzana). Compagnia Pan Domu Teatro.

PEZZI. SI VIVE PER IMPARARE A RESTARE MORTI TANTO TEMPO
Anche questa drammaturgia, tra il gotico e il grottesco, si confronta con la morte e con l'assente, con il vuoto che ogni dialogo interrotto lascia all'interno di quella rete di relazioni primarie che è la famiglia. Acida commedia di una giornata dedicata a montare un improbabile albero di Natale, succedaneo tradizionale di irrealizzate e dolorose incomprensioni tra una madre e le sue due figlie, abbandonate nella vita da chi, un padre/marito rimpianto, ne ha improvvisamente varcato l'ultima soglia. La morte dunque, l'assenza, come cartina al tornasole delle nostre mancanze, di sentimenti incompleti nascosti in gesti consueti e ripetuti che improvvisamente deflagrano nell'incomprensibile. Una drammaturgia che sa utilizzare figurativamente una efficace mescolanza di lingua e dialetto, in un mélange che dà inusuale concretezza alla narrazione. All'altezza la recitazione delle tre giovani protagoniste. Scritto e diretto da Laura Nardinocchi, con Ilaria Fantozzi, Ilaria Giorgi e Claudia Guidi. Musiche originali di Francesco Gentile. Compagnia Rueda Teatro.

UN PO' DI PIU'
Un lavoro che sa mescolare con equilibrio performance corporea, sonorità e parola drammaturgica, navigando intorno ai sentimenti che, talora senza nome, nutrono anche inconsapevolmente la coppia e la sua relazione, in precario equilibrio nel suo spazio e ritmata nel tempo che la condiziona. In questo spazio che ci costruiamo ed in questo tempo che giorno per giorno sottraiamo al suo ultimo confine, ciascuno scopre se stesso e può sovrapporsi all'altro da sé senza perdersi. Una intimità accennata che la danza valorizza in una trama figurativa efficace. Di e con Zoé Bernabéu e Lorenzo Covello. Luci di Paride Donatelli e musiche di Stefano Grasso. Compagnia Bernabéu/Covello.

Una tre giorni ricca, dunque, e intensa in emozioni e suggestioni che ci premia e dà finalmente conto di giovani impegnati a costruire legami e linguaggi, tra tradizione e innovazione. Una tre giorni che premia soprattutto la drammaturgia come parola che costruisce racconti sulla scena, non riproponendo la realtà ma cercando di penetrarla e approfondirla, salvaguardandone anche quel po' di mistero che sembra perduto nella contemporaneità che tutto vuole illuminare. Sei spettacoli che hanno saputo affrontare temi profondi, anche spigolosi e dolorosi, con occhio ancora sorpreso, per scoprirne i limiti e cercare di superarli. Temi dolorosi, universalmente metafisici, che sembrerebbero non dovere appartenere ai giovani, ma che proprio queste giovani compagnie appaiono aver manipolato con insolita audacia ed efficacia.
Alla fine la giuria ha scelto e, per questo e per completezza, riproponiamo il comunicato stampa di chiusura:

“Sabato 14 dicembre al Teatro Akropolis di Genova, la giuria di Intransito 2019, composta da Massimo Betti Merlin (Teatro della Caduta - Torino), Stefania Opisso (Teatro Nazionale - Genova), Marina Petrillo (Teatro della Tosse - Genova), Giovanni Zani (Wonderland Festival - Brescia), Cristian Palmi (Teatri d’Imbarco - Firenze), ha decretato vincitore della 4° edizione del concorso - con l’assegnazione di un premio di produzione di 1500 euro - “Assenza Sparsa” di Pan Domu Teatro, con l’assegnazione del premio di produzione “per la capacità di trattare un argomento ostico scommettendo in modo innovativo su registri dal grottesco al poetico, senza rinunciare alla profondità del tema, e per la qualità e la consapevolezza dell’interprete.” Scritto e interpretato da Luca Oldani con la collaborazione drammaturgica di Jacopo Bottani, lo spettacolo è il soliloquio pieno di domande di un giovane che aspetta, accanto alla stanza in cui un amico giace in coma profondo, tentando di reagire con ogni espediente al grande dolore dell’assenza.
I giurati – riconoscendo innanzitutto il notevole livello artistico e innovativo dei sei progetti finalisti presentati in rassegna - hanno deciso di assegnare anche due Menzioni Speciali: a “Stand still you ever-moving spheres of heaven” di Chiara Taviani e Henrique Furtado Viera, uno spettacolo che fonde gestualità e invenzione linguistica, “per la ricerca all’interno di un linguaggio a cavallo tra il fisico e la parola”, e alla compagnia Alluma che ha presentato “Anche i cori russi mi consolano. Ode ad un padre militante”, scritto e diretto da Mariagiulia Colace, in scena insieme ad Alessandro Cosentini e Mariasilvia Greco, “per la profondità e la maturità della drammaturgia.”