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Un Dialma Ruggero riconquistato e rinnovato, nel luogo fisico e nelle idee che l'accompagnano, accoglie la stagione 2019/2020 di Fuori Luogo che si divide anche in altri spazi (il Teatro degli Impavidi di Sarzana e la ex Ceramica Vaccari a Santo Stefano di Magra) ma mantiene qui il suo centro motore. Un luogo ed una stagione che si caratterizzano ancora una volta per la capacità di attrarre un pubblico molto eterogeneo, non solo locale, in cui ogni generazione è ben rappresentata e miscelata ed in cui però la componente giovane è rilevante e, forse, culturalmente e tendenzialmente prevalente se non egemone. È confortante per chi ama il teatro vedere qui confermata la sua capacità di coinvolgimento singolare e collettivo che si traduce spesso in “tutto esaurito”. Il Dialma ha dunque ospitato per una sera questo spettacolo, un reading interessante nella idea che sottintende, che mette a confronto storie e personalità di Paolo Poli e David Bowie, all'apparenza molto distanti l'uno dall'altro in tutto, dalla storia esistenziale a quelle artistica, ma entrambi campioni di quella fluidità artistica capace di mobilitare e organizzare, nel segno dell'ambiguità, pensieri e sentimenti al di

là dell'ordinario.
Artisti cioè della molteplicità, in grado di raccogliere e rappresentare quello che la rigidità e la fissità degli schemi, sul palco o nella vita, lascia inesorabilmente fuori e di cui l'indeterminatezza della identità sessuale, fosse mono o bi, era ed è fatto estetico prima che psicologico o di vita, modo anch'esso per forzare e ribaltare la realtà.
Una idea intrigante che Marco Cavalcoli affida ad uno spazio che vuole essere fluido, in cui i piani della visione si sovrappongono insieme a quelli della espressione verbale, ricevuti in reading e dall'attore destrutturati e rielaborati per mettere a disposizione del pubblico il senso in quelle parole accumulato e talora perduto.
Cavalcoli è attore di grandi qualità tuttavia, a mio avviso, in questo spettacolo qualcosa non ha funzionato pienamente, soprattutto nella scrittura che ha mancato l'amalgama e la desiderata sovrapposizione di storie, esistenze, idee e percezioni che invece sono sembrate ciascuna, quelle di Paolo Poli, quelle di David Bowie ma anche quelle di Marco Cavalcoli, procedere per conto proprio, così da produrre dissonanze e interferenze, anche tra presenza e video-assenza, talora fastidiose.
Ne ha risentito la stessa recitazione a volte anch'essa dissonante e con essa la comunicazione con il pubblico che ha mancato una attesa e più profonda partecipazione. Ne è stata evidenza la chiusura della rappresentazione quando, pur cadendo il buio in sala e nel palcoscenico, il pubblico non ha percepito la fine dello spettacolo ed è rimasto per molti secondi silenzioso e incerto come il protagonista, fino alla sua uscita di scena.
Una occasione mancata, io credo, che necessita forse di una revisione drammaturgica o forse è solo il risultato di una serata non efficace, come capita a teatro.
Reading tra Paolo Poli e David Bowie. Con e a cura di Marco Cavalcoli, tecnica Paolo Panella, traduzioni Giampiero Segneri. Si ringraziano Anna Antonelli, Andrea Farri e Silvia Lamia. Produzione E-production, distribuzione Mismaonda in collaborazione con Società per Attori e Garofano Verde.
Compagnia Fanny & Alexander/Marco Cavalcoli, a La Spezia il 24 gennaio.