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La scuola di recitazione “Mariangela Melato” del Teatro Nazionale di Genova propone quest'anno, quale prova conclusiva del suo master di recitazione, la messa in scena di uno dei testi più conosciuti e più dibattuti del Bardo, quel Riccardo Terzo, ultimo figlio di una schiatta sanguinaria in guerra perenne, che con il tempo è assurto a paradigma della tirannide politica, oltre lo stesso Macchiavelli, e soprattutto della crudeltà umana, forse oltre le responsabilità storiche del protagonista, dalle infinite sfumature sempre in bilico tra la metafisica del mondo e la psicologia dell'esistenza. Un testo scabroso, multiforme e, al di là dell'apparenza da Grand Guignol, non facilmente padroneggiabile, quanto mai intimidatorio, e quindi una scelta impegnativa per i giovani talenti del master, qui diretti da Massimo Meschiulam. Scelta impegnativa e, quindi, comunque rimarchevole, utile a meglio apprezzare le qualità singole e di ensemble dei protagonisti di un altro interessante triennio della scuola.

Una scuola prestigiosa quella del Teatro Nazionale di Genova, una delle migliori del panorama nazionale, che ha selezionato e formato nei suoi molti anni di attività talenti che si sono distinti e che sono emersi con pieno merito. Una eccellenza del teatro italiano.
È in questo contesto dunque, e secondo questi parametri di riferimento, che va giudicata a mio avviso la messa in scena che, come ogni anno, vuole sostenere l'attività della scuola e insieme arricchire il cartellone della stagione.
Una sorta di studio, una messa in prova che utilizza il testo, quel testo così complesso e come detto intimidatorio, soprattutto in funzione dei suoi giovani protagonisti che si affacciano ad un mestiere affascinante ma anche difficile.
A partire dalla versione italiana e riduzione di Anna Laura Messeri, insegnante ma soprattutto attrice di valore, che sembra voler ricondurre il testo alla sua natura germinale di 'copione', con una sintassi aperta soprattutto alla gestione scenica, sintassi che gli attori avrebbero potuto e dovuto valorizzare.
L'esito mostra aspetti e spunti di buon interesse drammaturgico, soprattutto nella scissione del protagonista Riccardo di York in tre distinte figure in scene che però forse avrebbe potuto, a mio avviso, differenziarsi in maniera più marcata per sottolineare, oltre il semplice escamotage scenico, l'ambiguità del personaggio, così da attenuarne la tradizionale percezione manichea e da recuperarne le contraddizioni, tra mente e corpo ad esempio.
Interessante anche la rappresentazione dei monologhi di Riccardo con due spiriti recitanti, quasi a sottolineare una sorta di sottomissione del tragico re a forze interiori che era incapace di padroneggiare.
Nel complesso uno spettacolo riuscito che sconta in parte l'eccessiva lunghezza (è forse il dramma storico più prolisso di Shakespeare) e in cui un po' si perdono sintassi diverse, dal grottesco all'ironico, dal comico fino al farsesco, un po' sopra le righe questo, con talora esuberanti sottolineature nella, pur complessivamente convincente, recitazione.
Interpreti Fabio Barone, Yamina Brirmi, Rita Castaldo, Vincenzo Castellone, Marion Lolita Mélissa Constantin, Sonia Convertini, Lucia Fontanelli, Mirko Iurlaro, Sam Nazionale, Carolina Shadi Osloobi, Carolina Rapillo, Rebecca Redaelli, Marco Rivolta, Lorenzo Satta, Piergiorgio Tacchino, Alessio Zirulia. Scene e costumi Anna Varaldo. Luci Aldo Mantovani. Assistente alla regia Marco Rivolta
Al teatro Duse di Genova, dal 5 al 9 febbraio.
Alla prima, con sala ovviamente esaurita e molti applausi, è seguita la consegna degli attestati di diploma per l'entusiasmo da fine corso dei neo-diplomati.

Foto Federico Pitto