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È sempre emozionante assistere al primo spettacolo di una nuova e giovane realtà teatrale. È accaduto sabato 22 febbraio negli “Studios” teatrali di Viagrande, in provincia di Catania, con lo spettacolo “Quella mostruosa amorevole creatura”: prima creazione “collettiva” della compagnia “Città sommerse teatro” in collaborazione con Stefano Cenci che ha curato la drammaturgia e la regia. Il lavoro ha visto il suo debutto il 13 febbraio nel teatro della Fondazione “Campori” di Soliera, provincia di Modena, ma la tappa sulla scena dei Viagrande Studios è stata particolarmente importante perché si tratta di una compagnia di giovani artisti siciliani (Marta Allegra, Massimiliano Càrastro, Carlo Genova, Nanni Mascena, Valerio Severino, Sebastiano Sicurezza) che si sono formati proprio nella scuola di teatro di questa struttura. Di cosa si tratta? Di uno spettacolo/metafora: la nostra vita, il nostro equilibrio interiore, la possibilità e la capacità di costruire felicità per noi stessi e per gli altri, dipende dalla

capacità che abbiamo (o non abbiamo) di gestire il nostro legame con quanto ci è accaduto da bambini, il legame con quella patria perduta, comunque e per sempre, che è l’infanzia. Un importante assunto di pensiero che, come è giusto, non viene soltanto enunciato ma s’incarna e si dispiega in una concreta azione teatrale collettiva. Ecco allora una misteriosa ed elegante casa in mezzo ai boschi che è in vendita ed ecco l’incontrarsi in essa per una compravendita di un gruppo di persone, cinque esattamente, che in quella casa da bambini sono vissuti insieme: un incontro che non lascerà identico a sé stesso nessuno dei protagonisti. Infatti, man mano che l’agente immobiliare (Genova) riceve e riconosce i possibili acquirenti e da essi è riconosciuto, riaffiorano i ricordi di ciò che in quella casa hanno vissuto insieme da bambini, riaffiorano episodi, oggetti e sensazioni, madeleines di suoni, sapori, odori, voci, fantasmi: i fantasmi della loro infanzia di cui, proprio in quel momento, devono accettare di liberarsi, mentre appare chiaro che non a tutti questo è possibile (Sicurezza). Ognuno riconosce se stesso, ognuno reagisce in modo diverso. Un misterioso personaggio femminile poi (Allegra), bambina e insieme donna sensuale, aleggia in questi incontri e ancor di più li spinge a interrogarsi sul significato profondo dell’infanzia comune e sul suo traumatico superamento: la ferita si rimargina, le voci di dentro si dileguano, l’infanzia trascolora nel mito e diventa uno stato d’innocenza quasi animale che appare e poi scompare misteriosamente nell’immagine di un cervo. Lo spettacolo è evidentemente una creazione collettiva: gli attori si muovono infatti con sicurezza autoriale nei meandri, interiori ed esteriori, della vicenda e questa è sicuramente la qualità migliore dello spettacolo. Tutto inoltre è giocato su un buon ritmo di recitazione e su una positiva organicità della costruzione drammaturgica, dell’impianto formale e dei motivi che attraversano e ampliano simbolicamente l’accadere della vicenda. Cosa non convince? Al di là di qualche incongruo eccesso comico, che svela un’eccessiva sicurezza nel maneggiare materiali che scaturiscono da una probabile fase di elaborazione e improvvisazione, non convince soprattutto il fissare lo sguardo su un aspetto dell’esistenza del quale, se pur non si possono negare l’interesse culturale e la forza nel condizionare la vita umana in ogni tempo, non è reso con chiarezza e non si capisce perché sia necessario ritornarci proprio oggi e con quale necessità politica e/o di relazione col mondo.

Quella mostruosa amorevole creatura
Creazione collettiva di Città Sommerse Teatro, drammaturgia e regia di Stefano Cenci. Con
Marta Allegra, Massimiliano Càrastro, Carlo Genova, Nanni Mascena, Valerio Severino, Sebastiano Sicurezza. Assistente alla regia Chiara Davolio, soluzioni sceniche di Rocco Berlingieri. Una coproduzione Arti Vive – Soliera (MO) e Viagrande Studios – Catania.

Foto Roberta Tocco