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E' sempre molto interessante andare a scoprire o ri-scoprire le radici di fenomeni, tendenze, prassi e modalità che risultano più o meno acquisite e riconosciute ai nostri giorni e che, dopo profonde evoluzioni e inattesi sviluppi, rappresentano a pieno titolo una delle tante compnenti della realtà attuale. Così trovo davvero avvincente, oltre che utile, andare a leggersi le pagine di questa pubblicazione che racconta, in maniera documentata ed approfondita, il decennio che ha visto la nascita del cosiddetto "Nuovo teatro" in Italia. Il volume costituisce la "prima puntata" di una storia recente che ha cambiato definitivamente gran parte del modo di fare e d'intendere il teatro ai giorni nostri. Il progetto, curato da Lorenzo Mango, parte con questo ampio saggio di Daniela Visone, ricercatrice presso l'Università di Napoli "L'orientale", per concentrare la propria analisi sugli anni in cui, tra la fine degli anni 50 e quasi tutti gli anni sessanta, alcuni giovani attori e registi come Carmelo Bene, Carlo Quartucci, Claudio Remondi ed artisti come Mario Ricci, cominciano a creare spettacoli che in qualche modo rompono con la tradizione e danno l'avvio ad un numeroso e variegato insieme di esperienze che attraversano i piccoli teatri, spesso nati per l'occasione, spazi alternativi e soprattutto le cosiddette cantine romane, per affacciarsi con prepotenza all'attanzione degli addetti ai lavori ed al mondo della critica. Dopo una ricostruzione delle primissime esperienze, che si articola in un racconto degli spettacoli e del loro impatto sul ristretto pubblico e sulla critica, sul cammino organizzativo di questi artisti "pionieri", Daniela Visone ci racconta le questioni che il nuovo modo di fare teatro sollevò nel mondo della critica di allora, in gran parte impreparato ad affrontare con gli strumenti tradizionali l'analisi di spettacoli così profondamente diversi. Ma è proprio dal mondo della critica che, per iniziativa di un gruppo di critici come Bartolucci, Augias, Capriolo, Quadri ed altri, si comincia ad avvertire con urgenza la necessità di seguire il fenomeno del nuovo teatro per analizzarne i nuovi linguaggi, le nuove forme e i nuovi fini e dotarsi anche di strumenti idonei e più attuali per studiarne i molteplici aspetti e recensirne le produzioni artistiche. Accanto al nascente Nuovo teatro si comincia dunque a gettare le basi teoriche di una nuova critica in grado di adeguare il proprio mestiere alle nuove sfide di un mondo in profondo mutamento. Il saggio si conclude con il racconto dei tre giorni del Convegno d'Ivrea, esperienza che viene definita come l'evento che chiude, da vari punti di vista, la stagione della nascita del nuovo teatro ma soprattutto che influnza le tendenze evolutive del fenomeno nell'immediato futuro.

La nascita del nuovo teatro in Italia (1959-1967)
di Daniela Visone
Titivillus 2010
pagg 326 € 18,00
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