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Una corposa pubblicazione da Editoria e Spettacolo che rappresenta quasi una summa delle teorie critiche e delle applicazioni pratiche di un pensiero filosofico ed estetico che ha influenzato la storia del teatro nella seconda parte del secolo scorso. Fabio Acca, come testimonia Marco De Marinis nella prefazione, ha lavorato anni a questo volume e la vastità del materiale consultato e studiato risulta evidente da una bibliografia di quaranta pagine, pubblicata alla fine del libro, e che risulta essa stessa una ricca fonte di documentazione per studenti e ricercatori. Di grande sostanza contenutistica, dunque, questo saggio ha il raro pregio di avvalersi di un linguaggio semplice ed immediato, nonostante le parti che approfondiscono gli aspetti più complessi della teoria di Artaud e delle interpretazioni critiche, siano tutt'altro che intuitive. Si tratta di una vera e propria storia dell'impatto che gli scritti di Antonin Artaud sul teatro, prevalentemente contenuti nel libro feticcio "Il tatro e il suo doppio", hanno avuto a partire dalla metà del secolo scorso in avanti su studiosi, saggisti, critici e teatranti. Fondamentale la considerazione, esplicitata in più punti dall'autore, che il mondo del teatro, o almeno una sua parte, ha avuto il torto di considerare l'intellettuale francese come un teorico del teatro, non considerando che si è trattato, invece, di un uomo di lettere e di pensiero che si è occupato di una vastità di temi e questioni molto più grande e ricca. L'impressione, leggendo gli esempi di tale influenza sulle compagnie, gli artisti e gli spettacoli soprattutto degli anni 60 e 70, è che Artaud e le sue teorie hanno trovato un terreno fertile, aggiungendo semmai ulteriore concime, in sentimenti, idee e pratiche teatrali che in quegli anni sono sbocciate e hanno preso forza per una serie di ragioni storiche, sociali e culturali di varia origine. Dopo la prefazione il volume analizza le origini della fortuna di queste teorie Artaudiane con le prime pubblicazioni e i primi articoli, per passare poi alla consacrazione e diffusione a livello planetario con una particolare attenzione agli eventi che hanno reso possibile questa conoscenza in Italia. Nella terza parte si mostrano i tre esempi principali di applicazione pratica delle teorie di Artaud all'estero, per passare, nella parte successiva, al cosiddetto teatro della crudeltà all'italiana. Seguono una sezione di approfondimento della critica negli ultimi decenni del secolo scorso e due interessanti interviste a Giovanni Girosi e Franco Molè sulle rispettive esperienze di teatro artaudiano nella messa in scena de "I Cenci". Proprio in merito a queste due esperienze si potrebbe commentare che la morale sia: per fare Artaud (le sue teorie) non bisogna fare Artaud (il suo dramma). Leggere per credere. Il volume riporta inoltre una galleria di rare foto di questi due ed altri spettacoli storici considerati tra i più "crudeli".

Fare Artaud
di Fabio Acca
Editoria e Spettacolo 2019
pagg. 408 € 26,00
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