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C.Re.S.Co. – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea - rappresenta un arcipelago di oltre 150 imprese e lavoratori dello spettacolo dal vivo diffusi

su tutto il territorio nazionale: in virtù di tale composizione eterogenea C.Re.S.Co. ha privilegio di disporre di una visione vasta e articolata relativa alle complesse condizioni con cui i settori produttivi e culturali si stanno confrontando, nel tentativo di rimettere in marcia le attività dell’intero Paese.
Il Coordinamento sostiene da tempo la necessità di una strutturale riforma del welfare, al fine di riconoscere le specificità di un settore contrassegnato da un’assenza di tutele che l’emergenza epidemiologica causata dal Covid_19 ha reso ancora più evidente. A tale proposito, lo scorso 23 giugno, in occasione dell’audizione indetta dalla VII Commissione Permanente del Senato sull’impatto del Covid_19 sul settore della Cultura, il Coordinamento ha espresso la propria preoccupazione e la massima solidarietà nei confronti di tutti i lavoratori dello spettacolo che in questo momento versano in una gravissima condizione economica, in quanto al momento nessuno dei beneficiari delle misure di sostegno previste dall’art.89 del Dl rilancio ha ricevuto l’indennità prevista per i mesi di aprile e maggio 2020.

Per tale motivo C.Re.S.Co. ha inviato, mercoledì 24 giugno, una lettera al presidente dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, dottor Pasquale Tridico e al direttore dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, dottoressa Gabriella Di Michele,  in cui ha chiesto un immediato riscontro rispetto ai tempi di erogazione delle indennità previste, che ad oggi non sono stati comunicati nonostante le numerose richieste da parte del comparto. In un momento di emergenza in cui sono incerti e precari i tempi di ripresa, la mancata erogazione della indennità in oggetto pesa fortemente sulla possibilità di sopravvivenza dei lavoratori dello spettacolo che, oltre al danno subito dal blocco totale delle attività, attendono il sostegno previsto con un ritardo di due mesi.  
Si rende pertanto necessario porre rimedio a una situazione che, se non risolta tempestivamente, rischia di compromettere in modo irreversibile la salute del sistema dello spettacolo dal vivo e dei lavoratori di questo Paese.