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Il mondo è una giostra che gira, il mondo è un palcoscenico, ed ecco che capita l’imprevedibile. Capita che una dottoressa in lingua e letteratura italiana (con un master in neofilologia italiana), Agata Ferens-Kręciszewska, laureata all’Università Jaghiellonica di Cracovia e già traduttrice di opere di narrativa italiana, si imbatta (e non per caso) sul sito dramma.it e legga il mio testo Fino a prova contraria, pubblicato (gratis e questo non è per nulla scontato) grazie all’attenzione di Marcello Isidori e alla cura di Damiano Pignedoli. Il testo la colpisce al cuore, sia per il modo con cui è scritto e sia per il tema, mi cerca, riesce a contattarmi e così inizia l’avventura: un viaggio virtuale in epoca di Covid, ma mai così concreto. Iniziamo a scambiarci decine di mail, ci confrontiamo, discutiamo l’uso

della lingua, della parola che in scena deve avere un certo valore e una certa caratteristica, mi chiarisce alcuni aspetti della lingua polacca che sembra fatta apposta per il mio procedere ma è la lingua più difficile del mondo. La mia “voce polacca” si interessa ad altri miei testi e contatta perfino amici registi e attori per promuoverli a teatri professionali di Cracovia e Varsavia.
Tutto questo non è stato un caso; è risaputo infatti che dramma.it è molto cliccato dagli amici drammaturghi e teatranti polacchi, ma anche tedeschi, francesi e spagnoli. Non è stato un caso anche perché la Polonia è una delle capitali europee del teatro, da sempre. Ci ha donato personalità geniali e incredibili, innovatori e drammaturghi di fama. Tutti noi scrivani ci siamo abbeverati almeno una volta alle parole illuminanti di Jan Kott, al metodo rivoluzionario di Grotowski, ai testi geniali e caustici di Mrozek (solo per citarne alcuni). E Agata Ferens-Kręciszewska, sulla loro scia, con curiosità e desiderio, ha tradotto in polacco il mio monologo, l’ha poi proposto all’agenzia teatrale ADIT ART di Varsavia e ora il testo è lì, pubblicato in quella vetrina importante per chi voglia mettere in scena in modo professionale drammaturgie contemporanee in Polonia.
Scrivo da oltre trent’anni ma in Italia sono considerato ancora un giovane autore. Questo non mi infastidisce, anzi, significa che dovrò scrivere ancora per altri 30! La mia ricerca è tutta incentrata sulla parola, la parola che vuole essere essa stessa scena o, per meglio dire, scenario contemporaneo. Ho avuto la fortuna di vedere rappresentati diversi miei testi grazie alla dedizione a all’attenzione di teatranti appassionati (Antonio Syxty, Andrea Soffiantini, Franco Palmieri, Daniela Zorzini, Daniele D’Arrigo, Angela Felice, Paolo Patui e il gruppo del Magazzino dei Teatranti) e qui li desidero ringraziare tutti perché anche grazie a loro posso gonfiarmi d’orgoglio e continuare con più vigore ed entusiasmo la mia ricerca sulla parola che vuole diventare scena.
Questa vicenda polacca è un grande segno di orgoglio sia per l’autore, ma anche per il portale dramma.it che più che un portale, con tutto il servizio che regala a noi drammaturghi da oltre vent’anni, è un sontuoso e importante palazzo.
Queste righe quindi per dire grazie a chi ha voluto e continua a costruire questa bella e accogliente Casa virtuale (ma in verità molto reale) della drammaturgia contemporanea, nella speranza che altri autori vengano segnalati e magari tradotti in altre lingue.