Pin It

Uno scarto leggerissimo nel significante, quasi una vibrazione tellurica improvvisa, una nota stonata: il significato delle parole che stai ascoltando resta integro e consueto, ma è il significante che inqueta, il gesto nervoso, la battuta improvvisa, spavalda, cattiva, lo sberleffo che non ammette repliche e quando ancora stai provando a mettere in ordine quei significati e quei segnali, ecco che il veleno della manipolazione linguistica e comunicazionale ti è già entrato dentro. Quel veleno ha incontrato una paura profonda, una paura personale, una paura sociale, una faglia antica, una fragilità che può minare la stabilità tua o di chi è lì, insieme con te, ad ascoltare quel discorso. Non lo ammetti ma sei già stato soggiogato, vorresti alzarti e urlare che no, non sei d’accordo con quello che sta dicendo quel tipo sul palcoscenico, ma prevalgono l’educazione, la timidezza, il quieto vivere e resti buono e seduto. Quell’oratore appare sempre più assertivo, risoluto, pericoloso e insieme

affascinante, nella sua capacità di distorcere la realtà, di fare proseliti, di rassicurare e di rendere fanatici. La conferenza che viene riproposta avrà un esito devastante e irrimediabile nella storia del mondo, un esito che non riveliamo per non “spoilerare” lo spettacolo e che, tuttavia, è facilmente intuibile a partire dal titolo.
Raccontiamo di “Segnale d’allarme – La mia battaglia. VR” di e con Elio Germano, visto a Palermo il 2 ottobre scorso, al Cinema De Seta, nel contesto del Mercurio Festival organizzato dalla Compagnia Babel Crew nei Cantieri cultuali della Zisa. Uno spettacolo che si è visto con l’artista non in presenza ma in una visione filmata e tridimensionale, una proposta davvero interessante e densa di implicazioni estetiche se si vuol pensare a una forma di espressione teatrale che possa in qualche modo andare al di là della tradizionale rappresentazione scenica, materiale e in presenza. Val la pena di notare infatti non solo la densità dei legami che collegano quell’orazione a sin troppe espressioni del populismo e del sovranismo attuali, ma anche, e forse soprattutto, il livello di percezione che, da questo tipo di comunicazione, è sollecitato e attivato: non la razionalità dell’analisi dei problemi e delle decisioni necessarie e conseguenti da assumere, ma le nostre paure profonde, le paure che inconsapevolmente ci condizionano e finiscono con guidare le nostre scelte.
Accanto a questo interessante spettacolo, Mercurio Festival ha forse, in questa seconda edizione (25 settembre – 3 ottobre 2020), chiarito la sua direzione di marcia e il meccanismo che dovrà sovrintendere alla sua progettazione: la pluri-disciplinarietà e l’attenzione ai nuovi linguaggi saranno una costante e soprattutto non sarà la direzione artistica (il pur bravo Giuseppe Provinzano) a scegliere gli spettacoli o i progetti pluri-disciplinari dell’anno successivo. Saranno gli stessi artisti presenti a proporre alla direzione artistica altri colleghi da invitare nel futuro e da cui sollecitare progetti e spettacoli. Oggettivamente si tratta di una impostazione progettuale veramente originale nel panorama dei festival italiani e capace di promuovere grande innovazione e un dialogo creativo vero sulle forme d’arte della contemporaneità.

Segnale d’allarme – La mia battaglia. VR
Regia di Elio Germano e Omar Rashid.
Produzione Gold e Infinito, tratto dallo spettacolo teatrale La mia battaglia diretto e interpretato da Elio Germano, scritto da Elio Germano e da Chiara Lagani.
Aiuto regia Rachele Minelli, luci Alessandro Barbieri, fonico Gianluca Meda, fotografia Luigi Ruggiero e Filippo Pagotto, post-produzione Sasan Bahadorinejad, produzione Pierfrancesco Pisani.

Foto di Enrico De Luigi