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In un tempo e in un paese in cui il Ministro della Cultura avrebbe definito lo spettacolo dal vivo, come tutta la cultura in genere, “divertente ma non necessario”, il Teatro Nazionale di Torino individua correttamente quello che si può definire come il pericolo più concreto e anche più subdolo per il teatro italiano, cioè quella che definisce “una tendenza insidiosa: il senso di irrilevanza che oggi grava sul comparto”. Ha dunque elaborato, per contrastarne gli effetti in tempi di chiusura delle sale, un interessante progetto che, andando oltre la programmazione in streaming cui molti ricorrono quasi 'per disperazione', prevede un intervento dai caratteri insieme economici, politici e sociali in un contesto che vuole comunque avere come orizzonte l'estetica della drammaturgia. Non la elaborazione di testi

e progetti scenici ma bensì quella “di sette oggetti digitali politici (un manifesto, una mappa concettuale, una fake-identity, un gioco/esperienza, una campagna di comunicazione, un messaggio alla nazione, un podcast), ossia di materiali per un’ipotesi di futuro da testare con gruppi di cittadini e da mettere poi a disposizione della comunità”.
Un progetto che parte dalla esigenza immediata di sostenere il tessuto teatrale creativo, vitale e spesso all'avanguardia, che vive al di fuori delle varie forme di finanziamento pubblico, e quindi privo di introiti in questa fase, utilizzando quelle risorse che i grandi teatri sono in grado di mobilizzare e che devono essere in grado oggi di canalizzare in modo coerente ed efficace.
Sessantatre artisti, scelti in quel tessuto creativo, e sette artisti testimoni, con loro diciassette tra editor, tutor, manager del settore digitale, oltre ad altri professionisti del Teatro Stabile di Torino, per un budget programmato di oltre 180.000 euro. Alla fine la condivisione con gruppi di cittadini per mettere così a disposizione della comunità e delle sue istituzioni democratiche il frutto dell'intero progetto.
Troppi i nomi da citare, che potranno comunque essere rintracciati per chi lo desidera nei comunicati stampa del teatro, e quindi non ne facciamo nessuno, ci limitiamo a segnalare questa iniziativa che, per le sue caratteristiche, potrebbe essere fatta propria anche da altre importanti istituzioni teatrali.
Soprattutto per il fatto che non si nasconde un carattere necessario ma comunque transitorio in attesa di recuperare il lavoro in presenza, mantenendo però un dialogo con il pubblico che continua ad essere essenziale per la vita del teatro.
Un idea condivisa da tutti i soggetti, artisti istituzioni, finanziatori, organizzatori che sono dentro il progetto: il teatro è spettacolo dal vivo, e solo in questa essenziale forma è salute e alimento di una comunità che vuole continuare a conoscere e migliorare sé stessa.

ARGO. Materiali per un’ipotesi di futuro.
Un progetto del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
In collaborazione con Scuola Holden.
Sostenuto da Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo