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Capita che per qualcuno la mente, esteticamente intesa, sia una sorta di confine, un limes poroso attraverso il quale esercitare la creatività e l'arte in un continuo andirivieni tra il di qua e il di là, tra il dentro e il fuori, per un onirico oscillare tra esperienza e immaginazione. Così infatti può essere mappata, come un viaggio che ancora non si è concluso, la raccolta di scritti di Stefano Braschi, curata da una brava e coinvolta Laura Bevione, equilibrata miscellanea tra drammaturgia e racconto, tra ricordo esistenziale e lirica, in cui anche il dato biografico decanta e si distilla in suggestivi suggerimenti metaforici, talora spiazzanti, sulla condizione umana e sull'esistenza che questo strano animale, non a caso rivisitato nell'equofilosofo “Cavallo Pinto”, conduce sulla frontiera, non del tutto conosciuta, di questo pianeta.
Un apparente garbuglio, come suggerisce il titolo, ma sapientemente organizzato e mai abbandonato a se stesso in una andamento temporale che, tra il trapassato remoto ed un futuro che guarda indietro, da lineare si fa circuito che ritorna al principio, all'eguale che in fondo dimostriamo di essere, nonostante i molti sforzi profusi. Stefano Braschi è attore, regista e ora anche drammaturgo e scrittore, oltre che avvocato mancato come ci tiene a precisare. Dal Teatro dell'Arca di Forlì, sua città natale, si è trasferito a Milano dove ha fondato ed amministra “Elsinor Centro di Produzione Teatrale”. È il suo primo libro ed è un esordio interessante.

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Ingarbujè. Matassa organizzata di pensieri tra vita e sogno
Stefano Braschi
Robin 2021
296 pagg. € 14,00