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La nostra è spesso definita una età di transizione. Io piuttosto la definirei una età di “transizioni” in cui, nel liquefarsi baumaniano della Società, quasi un liquido amniotico, le identità non si definiscono, e non è un paradosso, ma tendono appunto a transitare e perennemente trasformarsi, cercando dunque la loro legittimazione proprio nel loro non essere definite. Ecco dunque che questa edizione, che chiude la direzione di Daniela Nicolò e Enrico Casagrande, i Motus, di un festival che per necessità è anch'esso scomparso e poi ripparso, ricostruito dai cocci della pandemia, ecco, dicevo, che questa edizione dall'8 al 18 Luglio diventa in sottotitolo e in sovraimpressione il “festival mutaforme di Meduse, Cyborg e specie compagne”, alla ricerca di ciò che ormai sembra restare a rappresentare una umanità che (forse) non è più. Un Festival sempre più plurilingue e multilinguistico, anche nel senso dell'innovazione  postmoderna, suddiviso lungo tutta la sua durata in numerosissime sezioni tematiche e sempre più immerso nei flussi della contemporaneità, forse troppo se qualche volta dimentica quei residui di concretezza che il novecento ci ha lasciato per istruirci sui rischi di una società sempre più squilibrata e diseguale.
Un festival comunque, come scrivono i due Direttori Artistici, all'insegna della cura, dello scambio e della gentilezza celata e preservata nello sguardo degli animali e della natura intera.
Ne proponiamo una breve navigazione.

MADRE (Foto di Enrico Fedrigoli)
Poemetto scenico di Marco Martinelli che torna così a mescolare lingua e dialetto romagnolo come in molte delle sue più famose drammaturgie. Una madre e un figlio che trovano la loro genesi in una Ermanna Montanari che può rivivere e farci rivivere i toni cupi di una narrazione che affonda le sue radici nella intimità più nascosta, in quell'inferno che solo la luce del sentimento sembra in grado di strutturare e illuminare. Come una Daura e un Arterio di Bonifica che si sovrappongono e si fondono, trasformando una madre piena di umanità nel simbolo di una terra diventata matrigna a causa in fondo di quello stesso suo figlio, simbolo di ognuno di noi e metafora di una dissoluzione prossima ventura. Attorno a lei, anzi a loro, a narrarci con altri segni e altri linguaggi la stessa storia, il bravissimo Stefano Ricci, disegnatore che sa trasformare in figura ogni parola detta e sospesa sulla scena, mentre i segni che la sua mano lascia confondono e illuminano l'orizzonte scenico, e poi il compositore Daniele Roccato, che compie lo stesso miracolo a partire dal suo strumento. Quasi ci si dimentica il mondo e l'acuta urgenza di qualcosa che ci scuota e ci riconduca, ancora una volta, alla politica nel suo senso più alto, di riscatto. Per uscire a rivedere le stelle da quel Purgatorio che è diventato la stessa vita, forse potrebbero non bastare Greta Thunberg, l'ecologia e la tensione, spesso distratta nell'altrove, ai diritti singoli. La scrittura di Marco Martinelli è, come nella sua cifra più profonda, partecipata ed affettiva, legata, come loro nella vita, a quelle note profonde che la voce di Ermanna Montanari ne sa ricavare. Uno spettacolo intenso e intimo, ove spiccano, nella loro creatività, Ricci e Roccato che sembravano possedere da sempre quella stessa narrazione. Nellospazio, domenica 11 luglio.

ULTRAFICCION N. 1 / FRACCIONES DE TIEMPO
Un esperimento che forse saggia le basi stesse del teatro, a partire dalla mimesi aristotelica, e che spinge la finzione scenica nell'ultrafinzione e, attraverso di questa, tenta di ricongiungersi e riconquistare una realtà altrimenti perduta, quasi che solo il teatro la potesse cogliere e raccogliere nei suoi movimenti sinceri. Tra macchine che sfrecciano, boschi che oscillano per il ballo di chi fugge, e pecore vere che si sovrappongono e si insinuano nella nostra percezione, lo spettacolo vuole dichiaratamente essere un tassello di una costruzione drammaturgica a venire, ma già mostra una sua pienezza conchiusa. Creazione di “El Conde de Torrefiel” gruppo, anzi progetto, con base a Barcellona guidato da Tanya Beyeler e Pablo Gisbert, mescola processi performativi e visivi in cui il ruolo della parola sembra, ma non è, periferico. Visto all'installazione “Nellospazio”, immersa nella natura di Santarcangelo, sabato 10 luglio.

SOVRIMPRESSIONI
Daria Deflorian e Antonio Tagliarini scelgono ancora una volta di sprofondare nel racconto cinematografico, qui il felliniano  “Ginger e Fred”, per narrare di sé. Una lirica immersione che cerca nella finzione drammaturgica la verità del tempo che trascorre, una verità esistenziale che riconquista e definisce l'identità più intima, di ciascuno e della relazione che, di quell'identità, fa da confine, tra lo storico ed un tempo quasi metafisico. Un tavolo diviso da uno specchio come in una sala trucco di un teatro o di un set cinematografico, a metaforizzare la vita, due attori che transitano dal loro presente alla vecchiaia mentre il truccatore, come il tempo, compie la sua opera. Un transito in cui la parola ha il potere di evocare e mai quello di descrivere, e in cui l'uno si sovrappone inevitabilmente all'altro mentre cerca di definirsi in contrapposizione e nel conflitto. Uno spettacolo molto ben costruito e condotto in scena, da due attori e performer bravi, che però non sfugge ad una sensazione di autoreferenzialità, all'idea di un troppo costruito cui manca il calore del sentimento imprevisto, che sfugga alla trama troppo perfetta della narrazione. Sovimpressioni, come suggerito dall'ominimo libro di poesie di Andrea Zanzotto, vuole sovrapporre artificio e natura, ma resta talora imprigionato appunto nell'artificio. In un certo qual modo rimanda alle suggestioni del sartriano “La Nausea” e all'esistenzialismo francese, con i suoi riferimenti lacaniani, ove in fondo l'esistenza è distacco che produce quasi un eccesso di consapevolezza e tende ad allontanare da ogni contatto con sé stessi e il mondo che ci circonda. A Rimini nella Sala Pamphili, domenica 11 luglio.

Come di consueto, in quelle stesse giornate si sono alternate maratone cinematografiche al Supercinema e interessanti incontri alla scuola elementare Pascucci. Nella notte musica e concerti. Il Festival, come detto prosegue con molti appuntamenti fino al 18 luglio.