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Penultimo appuntamento con la selezione teatrale proposta quest'anno dal festival, il 2 settembre in piazza delle feste al Porto Antico di Genova:
LOVE ME TENDER
Si definisce “un racconto sulle dipendenze e l'amore” e vuole affrontare il tema complesso e delicato delle dipendenze nell'aspetto dell'erotismo compulsivo, qui vissuto in un contesto omosessuale. È uno spettacolo costruito a partire da una indagine sul campo, in un centro di cura di Bolzano, e ha selezionato tra le tante interviste una esperienza molto specifica, forse fin troppo specifica. La drammaturgia, pur ben scritta e appropriatamente strutturata, rischia così una sovrapposizione ed un equivoco all'interno del quale il tema principale tende a perdersi in una storia in cui prevale uno sguardo un po' troppo biografico

e chiuso.
È uno spettacolo anche per questo certamente disturbante, per gli espliciti riferimenti ad atteggiamenti e pratiche che ci accompagnano in una sorta di precipitazione in una oscurità insieme fortemente desiderata ma anche altrettanto aborrita da chi né protagonista.
Si ha così un prevalere eccessivo, quasi un prevaricare, di descrizioni puntuali che occupano per molto, troppo tempo la scena, disperdendo e diminuendo in efficacia un discorso comunque importante e attuale.
Ne risultano gioco forza oscurati sia gli aspetti del deficit affettivo di un bambino privo di riferimenti, che apre la narrazione, sia quelli universali delle patologie da dipendenza che sembrano diventare semplicemente accessori e non essenziali alla storia.
Forse, come molti hanno notato, una maggiore distanza critica e una narrazione meno diretta e implicata, suggerendo senza voler imporre, avrebbe giovato ad un miglior coinvolgimento, superando inevitabili e anche involontari rifiuti, e pure ad una migliore comprensione e apprezzamento della narrazione.
Come non ricordare in proposito Nynphomaniac di Lars Von Trier che, pur non nascondendo nulla, sapeva porgere uno sguardo in fondo esteticamente sublimante a quegli stessi atteggiamenti di dipendenza, consentendo alla nostra sensibilità di accostarvisi con più naturalezza.
Forse ancora troppo legato ad una sofferenza non superata nel personaggio costruito in scena, è comunque uno spettacolo interessante e necessario alla comprensione di ciò che accade e a come cambia la nostra società, ben affrontato dal giovane protagonista che dimostra buone qualità. Spettacolo in anteprima nazionale che può trovare con il tempo e l'approfondimento un maggiore equilibrio.
Di Renata Ciaravino e Shi Yang Shi. Con Shi Yang Shi. e la partecipazione di Marco Ottolini. Regia di Marcela Serli. Produzione Nidodiragno/CMC.