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Un'affollatissima conferenza stampa ha dato il là, il 21 settembre primo giorno di autunno, alla nuova stagione del Teatro Nazionale di Genova, una nuova stagione che tutti si augurano finalmente normale nel suo svolgimento, ma, per questo, anche stra-ordinaria nella sua articolazione e nelle sue proposte. Una partecipazione che ci sembra il segno di una condivisione tra la comunità e il suo teatro, che quest'anno compie 70 anni, non segnata però da confini, di ruoli o di competenze, ma piuttosto da una osmosi profonda, un confine cioè aperto da transitare insieme, da un lato all'altro, ascoltandoci in un reciproco arricchimento. E questa non è retorica ma il senso di ciò che, a partire dal suo Presidente Davide Giglio e dal suo Direttore Davide Livermore con tutto il suo staff rinnovatosi e arricchitosi, il Teatro ha mostrato di voler essere, anticipando già le sue intenzioni durante le difficili stagioni dei Lockdown. Ora sembra giunto dunque il momento non solo di recuperare ma di andare oltre, oltre la storia e la tradizione senza però mai dimenticarla. Tutto ciò è decifrabile, oltre i dovuti interventi istituzionali, dal Ministro Dario Franceschini presente in video, al Sindaco Bucci e al Presidente Toti a rappresentare la comunità genovese e ligure, alle assessore Cavo e Grosso fino a partner e sponsor, nel cuore stesso di una attività che non si è fermata ma, al contrario, ha fermentato interessanti esiti. Si parte subito con un evento dalle prospettive internazionali e dal respiro storico, la rassegna di drammaturgia

contemporanea, quest'anno dedicata al G8 di Genova 2001, alle sue contraddizioni e alle sue tragedie che hanno segnato un discrimine, nella società ma anche nell'animo di ciascuno di noi. Nove drammaturgie, una per ciascun paese allora partecipante + 1 per l'Unione Europea, che saranno rappresentate significativamente insieme in una maratona di dieci ore, che servirà a ricostruire nell'immediatezza del ricordo il clima di quei giorni e i residui, talora i veleni, che da allora circolano attorno e dentro di noi. L'evento è stato anticipato dalla mostra installazione che questa estate è stata allestita nel foyer del Teatro della Corte. Una scelta insieme rimarchevole e coraggiosa che segna una discontinuità culturale anche per l'Italia, la quale anche quest'anno, al di là di dovute e rapide celebrazioni in occasione dei giorni più dolorosi del G8, si è affrettata ad archiviare in fretta per dimenticare. Rivivere tutto ciò nel teatro è infatti un modo, forse il più efficace, per dare finalmente continuità ad una riflessione mai portata fino in fondo. I singoli spettacoli verrano poi riproposti singolarmente durante tutto il mese di Ottobre.
Un altro interessante segnale è l'attenzione al femminile, una attenzione aperta che sfugge ad ogni logica di quote rosa, per offrire una ribalta libera da condizionamenti. In questa luce, credo, va letta l'ospitalità offerta, tra residenze della Factory e stagione vera e propria, al Festival dell'Eccellenza Femminile, appuntamento genovese diretto da Consuelo Barillari giunto alla XVII edizione e che vedrà, verso metà ottobre e poi a fine novembre, una serie di spettacoli la cui caratteristica mi sembra quella di non essere “a tema”, bensì di saper leggere attraverso la condizione femminile l'umanità nella sua irriducibilità e universalità.
In questa stessa ottica le celebrazione del bicentenario della nascita di Adelaide Ristori, grande attrice del nostro ottocento e antesignana in tanti motivi della liberazione femminile. Una vita dentro il teatro ma non solo, aperta al mondo e alla società che la circondava, e capace di incidere in essa in maniera significativa. A Genova tra l'altro, al Museo Biblioteca dell'Attore e già dalla sua fondazione da parte di Luigi Squarzina, Ivo Chiesa e Alessandro D'Amico, è custodito il “Fondo Ristori” ricchissimo di testimonianze, a partire dai magnifici suoi costumi di scena. Molti gli studi sulla Ristori, ma tra questi vorrei ricordare il fondamentale “Adelaide Ristori. Vita romanzesca di una primadonna dell'ottocento” di Teresa Viziano che del Museo è stata a lungo direttrice.
Oltre ad una mostra e ad un convegno promossi in partnership anche con l'Università di Genova presso il Museo, la stagione vedrà la messa in scena dello spettacolo Lady Macbeth, revisione della stessa Ristori a partire dalla nota tragedia shakespeariana, diretto da Davide Livermore e con protagonista Elisabetta Pozzi.
A fianco, sempre con lo stimolo della Factory e delle sue residenze, una rinnovata e non più inconsueta apertura al nuovo teatro, a partire da compagnie liguri come Kronoteatro e Vapibò, per poi arricchirsi con gli spettacoli di Motus, Maniaci d'Amore o Vicoquartomazzini, ma anche altre.
E poi la danza, con la presenza di Virgilio Sieni e Cristina Morganti, in una contaminazione continua che si arricchisce di spettacoli musicali e infine circensi, come attesta la partecipazione alla stagione di un gruppo come i famosi Gandini Juggling, in collaborazione con l'associazione musicale Sarabanda e Circumnavigando Festival.
Ovviamente senza dimenticare la drammaturgia contemporanea italiana e internazionale, ovvero la rivisitazione dei classici, antichi e moderni, capaci sempre di una straordinariamente a noi prossima sensibilità. Tanti i nomi importanti in cartellone da non potere essere tutti citati.
Ne esce un quadro di grande varietà, e di grande interesse, che testimonia della possibilità, e dunque della capacità, di un grande teatro pubblico di non essere solo luogo di rappresentazione ma anche fattore di stimolo e di crescita di tutto il movimento teatrale, capace cioè di reinvestire a beneficio di tutti le proprie risorse economiche e, soprattutto, di professionalità.
In proposito va detto che il Teatro Nazionale di Genova è il primo teatro a diventare partner delle Nazioni Unite nell'ambito dell'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, con particolare attenzione ai punti riguardanti la salute e il benessere, l'istruzione e la parità di genere, insieme al lavoro e alla riduzione delle diseguaglianze.
Una stagione da seguire con grande attenzione.