Pin It

“Su e giù per la città…la vita è tutta qua”, come nella canzone Apecar dei “Mercanti di liquori”, il progetto  MOTOTEATRO, porta il teatro in luoghi diversi della città. Questo palcoscenico itinerante nasce da un’idea di Giacomo Poretti, Gabriele Allevi e Luca Doninelli, che porta la narrazione teatrale e musicale in giro per Milano sulle tre ruote di un Apecar. Il percorso più ampio si può leggere nel sito del Teatro Oscar (deSidera Teatro) Perché nasce questo progetto? Per tenere sempre vivo il desiderio. “Il desiderio è la cosa più importante che ci sia. È il motore della nostra vita, senza il quale non esisteremmo nemmeno. Gli uomini e le donne non smettono mai di desiderare, perché in tutti noi c’è la nostalgia di qualcosa che ci supera infinitamente, una sete che nulla può saziare: per questo il nostro desiderio alza lo sguardo verso le stelle. Non con occhi trasognati, ma con lucida attenzione.” Il palco itinerante aveva già debuttato l’estate scorsa portando speranza dopo il lungo periodo di quarantena. «Ora che la vita ricomincia e si può tornare a “riveder le stelle”, siamo pronti ad accogliere una nuova scommessa», garantiscono i promotori. Gli ultimi tre spettacoli hanno esaurito già tutte le prenotazioni: Il 23 settembre si potrà assistere a Pasolini, la città e il

senso dell’essere al mondo, un percorso antologico a cura di Riccardo Bonacina, con Arianna Scommegna e musica dal vivo (violino Giulia Larghi, fisarmonica Giulia Bertasi). Una riflessione sulla vita e sul senso del sacro attraverso gli scritti di Pasolini .Pasolini ha indicato una strada. Ha offerto una chiave per comprendere dinamica e natura delle apocalissi culturali che hanno segnato e ancora segnano la nostra epoca. Lo spettacolo è un itinerario tra i suoi articoli, poesie e interviste, in sei movimenti che provano a ripercorre le sue ultimative domande per capire di più chi siamo noi e la nostra società accogliendo così il suo invito a “non finire mai” di farsi domande.
IL 25 settembre Giacomo Poretti racconterà di due “Uomini liberi. Ambrogio e Agostino a Milano”,
drammaturgia Luca Doninelli regia Paolo Bignamini,con la partecipazione del Quintetto Notturno Clandestino. (FLAUTO REBECCA TAIO,OBOE CHARLES RAOULT-GRAIC,CLARINETTO CARMELO COLAJANNI,
FAGOTTO FEDERICA FACCINI,CORNO FRANCESCA LELLI) l’iniziativa si terrà nel Cimitero Monumentale per una serata speciale offerta alla città di Milano da Socrem con gli Amici del Monumentale, in ricordo di tutti i milanesi che ci hanno lasciato per Covid. “Milano sullo sfondo, Milano fondale, palcoscenico dell’incontro di un tedesco, vescovo di Milano, Ambrogio, con un insegnante di retorica africano, Agostino: il miracolo del riconoscimento del proprio destino che si realizza. Un evento spettacolo con protagonisti lo straniero e la città di Milano, madre accogliente ed esigente, che ha sempre spinto i suoi figli a riconoscere la responsabilità del proprio talento, accompagnandoli a comprendere il vero significato della libertà”.
La rassegna terminerà il 27 settembre con “Diario da Belgrado” di Biljana Srbljanovic con Ksenija Martinovic sempre con la regia di Paolo Bignamini, regista che lega impegno teatrale e riflessione olistica sul mondo contemporaneo. Leggiamo le note e le riportiamo fedelmente, perché raccontano una storia troppo spesso dimenticata: “In seguito al fallimento dei negoziati di Rambouillet per la pace in Kosovo, le forze armate della Nato sferrano un attacco aereo in Serbia e Montenegro, bombardando, dal 24 marzo all’11 giugno 1999, bersagli considerati strategici, alcuni dei quali fin nel centro di Belgrado. L’obiettivo dichiarato dalla Nato è di porre fine alla “deliberata politica di oppressione, pulizia etnica e violenza perseguita dal regime di Belgrado sotto la direzione del presidente Milosevic” in Kosovo. L’intervento internazionale, al caro prezzo di numerose vittime tra i civili, obbligherà Milosevic ad accettare un piano di pace. Durante quei giorni drammatici, sul quotidiano italiano “La Repubblica”, viene pubblicato un vero e proprio “diario di guerra” da Belgrado, firmato da Biljana Srbljanovic, giovane e affermata drammaturga serba, che non ha voluto lasciare la città sotto attacco. Incontrare nuovamente le sue pagine oggi, a più di vent’anni da allora, ci mette di fronte a una sorta di cortocircuito del tempo: leggere l’esperienza della quotidianità modificata, piegata, forzata della guerra vissuta da Biljana Srbljanovic è un doloroso specchio che ci ricorda come la realtà sia sempre più contraddittoria, lacerante e sfuggente di come la crediamo.
Un teatro itinerante non solo dal punto di vista geografico ma anche aperto ad una molteplicità di tematiche un teatro che sa guardare lontano.