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Ovvero “Con un tragico sorriso sulle labbra”. Sgombriamo subito il campo da ogni categoria o sottocategoria, cose queste che servono spesso solo ad imprigionare identità artistica, giudizio critico ed espressione estetica. Quello che ho visto a Sarzana, nel bel teatro all'italiana degli Impavidi, il 24 settembre è solamente un bello spettacolo, tout court, solo un bell'esempio di un moderno fare teatro.
L'associazione “Gli Scarti” di La Spezia, e per loro soprattutto Renato Bandoli e il regista Enrico Casale, scelgono una scommessa difficile se non addirittura temeraria: quella di affrontare l'inusuale registro comico per lo spettacolo che conclude il loro laboratorio annuale presso la Casa Circondariale della loro città, un laboratorio che è ormai, data la continuità dei partecipanti ove possibile, quasi una vera residenza teatrale, per quanto e in quanto questo comporta ad influenzare l'esito finale. Perchè, è a tutti noto, è assai più difficile ridere e far ridere, per di più con attori non professionisti, ma

ormai neanche proprio dilettanti come quelli visti nella serata, attori che a lungo hanno temuto, a quanto racconta Renato Bandoli, il ridicolo prima di incontrare il Comico che, nella sua essenza già Aristotele riconosceva pari al Tragico.
Una scommessa credo vinta, ancorchè siamo dichiaratamente ancora al livello di Primo Studio che può precedere e anticipare eventuali aggiustamenti. Vinta, perché l'amalgama nella compagnia e la tensione simpatetica con il pubblico si è ben percepita e vista, a sostenere la crescita della risata che man mano, con partecipazione e fluida osmosi tra palcoscenico e platea, ha costruito prima un ambiente e poi un legame tra quei due mondi assai diversi e molto spesso anche assai lontani, come recita una vecchia canzone.
Drammaturg e regista, infatti, credo abbiamo fatto una scelta felice cogliendo in Petrolini, che ad un certo punto appariva in scena nella bella raffigurazione di Alessandro Ratti, il baricentro di uno spettacolo che ha saputo comporre, anche scenograficamente, temi futuristi e surrealisti senza sovrapporli o mescolarli, così da dare sempre una intonazione coerente a battute, citazioni e riscritture che hanno sostanziato il suo sviluppo.
Già a buon livello anche la fusione recitativa tra attori degli Scarti e attori detenuti, alcuni dei quali capaci di prestazioni efficaci, come l'Amleto quasi clown o il Dittatore da Varietà, mentre un anomalo Gastone, amatore triste, ricostruiva il filo di una continuità narrativa.
Alla fine la vita, con tutte le sue difficoltà e anche tragedie, ha trovato una via singolare per mostrare sé stessa, perchè, come ha scritto Ettore Petrolini in un suo libro uscito postumo nel 1937 a cura del figlio Oreste (chissà se ancora disponibile) “al mio pubblico”: <<Ridere molto dinanzi al pubblico, spesse volte, è un comodissimo modo per piangere.>>
Un buon risultato credo. Spero pertanto che non sia una occasione una tantum e che “Operine”, magari ulteriormente perfezionato, possa trovare repliche anche nel circuito ordinario del nostro teatro.
Spettacolo teatrale realizzato con i detenuti della Casa Circondariale della Spezia partecipanti al progetto “Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza” promosso da Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio SpA) e sostenuto oggi da 11 Fondazioni di origine bancaria tra cui Fondazione Carispezia. Ente capofila del progetto: Compagnia della Fortezza del Carcere di Volterra. Il progetto alla Spezia è curato da Ass. Cult. Gli Scarti (impresa di produzione teatrale riconosciuta dal Mic). A cura di Ass. Cult. Gli Scarti: Renato Bandoli, Simone Benelli, Enrico Casale, Fabio Clemente, Tiziana Ferdani, Daniele Passeri, Alessandro Ratti.
In scena: Joil Alessandro, Simone Benelli, Luca Colli, Marco Conti, Salvatore Costa, Bartolomeo De Cola, Preng Doda, Giovanni Franceschini, Kaled Hmidi, Andrea Lombardi, Samir Khammassi, Alice Parodi, Haitem Rammah, Sandro Riviera, Emiliano Shota, Kamel Tajouri, Leonardo Tornello, Mirco Vasoli.